La riflessione nasce dalla recente legge sulla cosiddetta "Terra dei fuochi", che prevede la detenzione da due a cinque anni per chi accende fuochi senza autorizzazioni – una norma emanata contro la criminalità organizzata e le sue malefatte, in particolare in Campania.
Ecco la missiva ricevuta in materia da VN:
Caro direttore,
mi rivolgo a lei in modo che col suo giornale possa far si che alcune mie riflessioni vengano condivise anche da altri in modo da avere riscontro della loro fondatezza o meno e nello stesso informare gli interessati di cosa si tratta.
Mi riferisco alla nuova legge varata dal nostro governo da poco tempo e chiamata ” legge sulla terra dei fuochi”.
Come al solito, le leggi varate dai vari governi, cercando di colpire coloro che delinquono, finiscono col creare problemi al resto del mondo.
Ricordo la legge antimafia che prevedeva il deposito del certificato antimafia per poter eseguire lavori pubblici, aggirato regolarmente dalla criminalità mafiosa tramite prestanomi o addirittura , visti i tempi di emissione dei certificati, utilizzata per ricattare le imprese Committenti.
Nello specifico mi riferisco a quanto leggo sui giornali e cioè che coloro che accendono fuochi sono puniti con la detenzione da due a cinque anni.
Visto che la legge non specifica quale è la tipologia dei fuochi, viene da pensare che se il sottoscritto brucia le sterpaglie del suo prato rischia la galera.
Certo che se così fosse la montagna, in particolare i castagneti, oppure coloro che decidono di riqualificare una selva abbandonata, senza l’ausilio del fuoco sarebbero in grosse difficoltà.
Spero che il mio spunto possa portare ad una riflessione collettiva che possa in qualche modo sollevare il problema.
La ringrazio dello spazio che mi vorrà dare e la saluto cordialmente
Giuliano Agostini