Sul nastro di asfalto che unisce (per ora) Barzio, località Fornace, con Cortenova non solo le campanelle e le primule a far da padrone nel sottobosco di fondo valle, bensì sacchi di spazzatura, eternit e bottiglie di vetro. Quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello per il turismo dello sport, dell’attività all’aria aperta e delle pedalate in tutta tranquillità si è trasformato in una discarica a cielo aperto. Abbiamo percorso il tratto di pista ciclabile da Cortenova fino alla sede della Comunità Montana, poco meno di dieci chilometri al fianco del Pioverna, con gli occhi di un turista qualunque che imbocca la strada riservata a ciclisti e pedoni, vuoi per svago, vuoi per allenamento o per qualsiasi altro motivo.
In pochi minuti di pedalata raggiungiamo il confine tra i comuni di Cortenova e Primaluna, e sul lungo rettilineo, più o meno all’altezza della piscicultura, ecco che scorgiamo la prima sorpresa: un bel gruppetto di sacchi dell’immondizia bianchi giacciono incustoditi sotto un cespuglio, abbandonati da chissà quale incivile passante, probabilmente lungo la sterrata in quel punto parallela alla ciclabile.
Un caso isolato? No, assolutamente: ci basta percorrere un altro chilometro per raggiungere la nuova pesa di Cortabbio, dove sulla riva che delimita la pista ciclabile altra immondizia, ovviamente in bellavista, ci accompagna nella nostra pedalata. Proseguiamo e raggiungiamo il piccolo guado della Val de Baree, uno dei punti cruciali del nostro viaggio dell’orrore. A destra, tra la pista ciclabile e il Pioverna alcuni rifiuti edili sono stati depositati da chissa chi e chissa quando, mentre a sinistra della ciclabile alcuni parti di mobilia sono stati abbandonati nel boschetto, pronti ad essere regalati al migliore offerente.
La nostra pedalata continua, e giungiamo nell’area di sosta appena dopo il ponticello sulla Troggia: un bel tavolino con vicino cassonetto dell’immondizia ci fanno sperare di prendere una boccata d’aria pulita. L’illusione dura poco: il cassonetto c’è, è vero, ma è strapieno, e i rifiuti (cartacce, bottiglie, lattine e perfino una suola di scarpa) tapezzano ciò che resta del prato. Poco oltre, nel boschetto, l’occhio è attratto da una massa verde, probabilmente una rete, abbandonata a se stessa. Due passi oltre è la volta di diversi metri di corda, abbandonata a pochi metri da un cassonetto dell’immondizia. E’ finita qui? No. Sempre nei dintorni della nostra area di sosta/pic-nic notiamo un sentiero, probabilmente frequentato da moto (sulla pista ciclabile) che sale per una montagnetta, ovviamente di rifiuti, tra cui scorgiamo alcune lastre di eternit e una reta da letto.
Continuiamo il nostro giro in bici e raggiungiamo Pasturo: anche qui i rifiuti non mancano, con cartoni e plastiche a due passi dal Pioverna, e pure qualche scarico direttamente nel torrente, di dubbia entità. L’ultima perla del nostro viaggio dell’orrore lo abbiamo al capolinea della pista ciclabile: guardando il letto del fiume notiamo uno dei panettoni che vengono utilizzati per limitare l’ingresso di veicoli a motore, gettato li da qualche vandalo.
Abbiamo tralasciato di elencare i singoli rifiuti e sacchetti che si trovano e vedono ovunque lungo la ciclabile, oltre ai rifiuti che l’acqua del Pioverna ha portato da chissà dove e che, esendo il Pioverna non più lungo di qualche decina di kilometri sono comunque rifiuti nostri, di pochi valsassinesi incivili. Qualcuno mai passerà a dare una pulizia? o questi rifiuti faranno la fine delle tante stelle filanti e coriandoli ai margini del nastro d’asfalto, che rimmarranno li, memorie del bel Carnevale appena trascorso finchè Madre Natura non deciderà di distruggerle in maniera naturale? Intanto che chi di dovere (chi?) decida il da farsi, il fiore all’occhiello del turismo low-cost della nostra Valle continua a fare schifo.
E noi valsassinesi con lei.
L’area di sosta/pic-nic nei pressi della Troggia
Armadi a Primaluna
Il panettone nel Pioverna a Pasturo
Sacchetti dell’immondizia tra Cortenova e Primaluna