Tentiamo innanzitutto di rispecchiarci nella protagonista del Vangelo di questa seconda domenica di quaresima. (Gv.4,5-42). Se domenica scorsa ci siamo sentiti dire “Non di solo pane vivrà l’uomo” oggi ci sentiamo dire: “Non a sola acqua di cisterne umane l’uomo può attingere per saziare la sua sete”. Ogni essere umano è un affamato, è un assetato di felicità!
La definizione più bella e più vera che possiamo dare di ogni essere umano di certo può essere questa: la persona umana ha un desiderio illimitato di felicità! L’uomo non è una statua di marmo, non è un robot! L’uomo porta in cuore questo anelito: raggiungere la felicità amando e lasciandosi amare! Questo è l’uomo creato da Dio!
L’evangelista, con l’episodio della Samaritana, ci aiuta a prendere coscienza che tutti, senza eccezioni, abbiamo sete di una vita felice, ma con Dio: “Se tu conoscessi il dono di Dio!!”
Tutti: anche quella donna di Samaria era inconsapevolmente assetata di quell’acqua viva! In tutti arde una sete inestinguibile di gioia, di vita e di amore: che solo Lui, il passeggero sconosciuto da lei, ma non da noi, è capace di saziare…
Anche in Gesù c’era una sete profonda: “Dammi da bere!” Era una sete diversa…Gesù aveva sete di dissetare la sete altrui! A partire da quella duplice sete (sete di felicità di ogni persona e sete di Cristo che vuole rendere felici tutti) scaturisce un dialogo dal quale appare chiaro che in questione non è tanto la sete fisica di Cristo, ma la verità che ad avere veramente sete…è la samaritana: l’acqua che finora ha bevuto è acqua cattiva, è acqua di pozzanghere (amori che non sono amore!). Ed è un rischio che potrebbe riguardarci: quello di bere a cisterne screpolate (Gen.2,13), e di avere ancora sete, anzi di sentirci tutti inariditi “dentro”: soltanto Gesù conosce ciò che si agita nel cuore di una persona, persino quando essa sopravvive da anni nelle sabbie mobili del peccato; alle parole di Gesù, taglienti come una spada, ma dolci come il miele…la samaritana si arrende!
Anche a ciascuno di noi Gesù potrebbe sussurrare: “Se tu sapessi quanto Dio desideri colmarti della Sua infinita tenerezza ed esortarti a fare chiarezza in quell’angolo del cuore in cui è celata una ferita, un peccato inconfessato, un rancore ancora acceso…, una inquietudine affettiva…
Signore Gesù restaci vicino, resta vicino a tanti che ti hanno frainteso o abbandonato…Aspettaci a qualche pozzo della vita”.
Così sia!