Non sono abituati a piangersi addosso e il vittimismo non è la specialità della casa, ma gli abitanti di Pagnona non fanno mistero del malcontento e non mancano i commenti sulla frana di Gallino, che non sarà rimossa a breve. Gli elementi sul tappeto sono molti: la mobilità, il commercio, il turismo, l’aumento delle tratte di percorrenza, i rifugi e il rischio di isolamento in caso di altri smottamenti tra Premana e Casargo.
Il tutto messo nero su bianco per una raccolta firme già sottoscritta da centinaia di persone, perché a Pagnona si teme di non essere ascoltati, passare in secondo piano. Il mantra delle istituzioni “non ci sono risorse”, “non è possibile risolvere in tempi brevi” non convince, perché per molti la frana di Gallino è un’emergenza, e non deve essere dimenticata.
“Possibile che la situazione debba continuare ancora a lungo?” attacca il gestore di un bar in paese, a fargli eco anche i suoi clienti: “alcuni lavoratori utilizzavano quella strada giornalmente, e ora sono costretti ad allungare il percorso, con un aumento dei costi” e “anche chi da Tremenico lavora a Premana è costretto a fare tutto il giro, e non si sa quando possa finire”. La mobilità è compromessa e oltre al lavoro in molti lamentano il legame reciso con la Valvarrone, dove ci sono parenti e amici.
A destare preoccupazione anche le attività commerciali che a causa della frana vedono ridotto il proprio giro di affari perché “il mancato collegamento sulla direttrice Premana-Dervio” sacrifica “il discreto flusso di turisti grazie ai quali le attività commerciali riescono a svolgere la propria attività con meno difficoltà rispetto al resto dell’anno”. Anche i rifugi, già mortificati da un’estate a catinelle, sono costretti ad allungare le tratte per trasportare merci e viveri in alpeggio e nei giorni scorsi sono dovuti ricorrere all’elicottero. “a Gallino inoltre” prosegue Flavio “ ci sono delle cascine nuove di alcuni milanesi che però non vengono su quest’anno. Potrebbero salire da Dervio, ma poi rimarrebbero isolati e quindi non si vedono”.
Un grande mosaico di storie che quella strada la vorrebbe riaperta e non manca chi fa notare che spesso la S.P. 67 non sia rientrata nell’agenda politica: “in questi anni abbiamo purtroppo rilevato la scarsa attenzione dimostrata dall’Amministrazione provinciale di Lecco a riguardo della S.P. 67 soprattutto nel tratto Pagnona-Tremenico.” “Nemmeno l’ordinaria amministrazione è stata curata, mentre nel resto del territorio provinciale numerosi sono stati gli interventi e gli investimenti sostenuti dalla provincia di Lecco.”
Ad aggiungere preoccupazione anche il rischio di isolamento totale. Se dovesse essere interrotta la provinciale in direzione Piazzo – circostanza tra l’altro già avvenuta – Pagnona e Premana sarebbero completamente “tagliate fuori”. Un rischio che si è già manifestato sia nel 2002 che nella primavera del 2010 quando proprio la piccola strada della Valvarrone consentì di superare l’emergenza della chiusura della Provinciale verso Casargo. “In diverse occasioni” continuano gli abitanti “questo tronco di strada è stato l’unico percorribile” e anche il traffico veicolare pesante collegato alle attività economiche del distretto di Premana venne necessariamente deviato attraverso Pagnona.
La conclusione? È la stessa lettera che chiama alla raccolta firme a dare indicazione di come sia il PagnonaPensiero: “la popolazione della Valvarrone è stanca di non essere tenuta nella stessa considerazione del resto degli abitanti di questa provincia”.