Quando avvengono delle calamità naturali, tra le priorità c’è il ripristino della situazione con tutti gli interventi del caso, le verifiche, le perizie e un piano di intervento – più o meno lungo – che permette di valutare la situazione in vista della risoluzione del problema. A volte invece una strada viene lasciata a sé stessa perché non ci sono risorse. Con buona pace di chi lungo quella strada ci abita e la utilizza.
La mancanza di risorse è lo scudo che viene utilizzato: tagli, patto di stabilità, casse che piangono. Un triste Leit Motiv e un canovaccio che nelle sede istituzionali può avere i suoi riscontri, ma che difficilmente può essere digerito da chi il disagio lo subisce.
A Pagnona i mancati interventi sulla frana di Gallino non sembrano infatti avere molti estimatori (vedi articolo) e a colpire è il senso di abbandono e il distacco che si percepisce verso le amministrazioni competenti. La lettera aperta, con la sottoscrizione di firme, non si limita infatti a snocciolare i problemi pratici ma richiama appunto ad una dimensione in cui la Valvarrone si sente in provincia come paese di serie B. Una penalizzazione continua che viene indicata come “scarsa attenzione”, al punto che “nemmeno l’ordinaria manutenzione è stata curata al contrario di altre zone della provincia. Completa il quadro la considerazione che il tratto di strada ad ora non agibile – a tempo indeterminato – si sia rivelato nel recente passato più volte prezioso per risolvere le emergenze collegate alla chiusura della strada tra Premana e Casargo. Nel 2002 e nel 2010 infatti per raggiungere l’alta Valvarrone l’unica direttrice era appunto la strada attraverso Tremenico e Pagnona che si dimostrò alleato prezioso e resse l’intero traffico veicolare diretto a Premana. Cioè al paese più importante e popolato del territorio.
La richiesta della riapertura della strada è a chiare lettere, il rumore del silenzio, perché anche se le cose non vengono urlate a slogan non significa che un territorio non debba avere voce in capitolo.