I vertici della Coldiretti locale, nel manifestare ‘vicinanza agli imprenditori e agli abitanti della Valvarrone’, sollecitano “le istituzioni competenti a dar seguito nel più breve tempo possibile al ripristino della viabilità, raccogliendo le giuste istanze della popolazione e degli operatori economici del territorio”.
I fatti sono noti e risalgono ormai all’inizio dello scorso luglio. Quasi un mese di disagi, dunque, “che non possono gravare sugli abitanti – oltre 400 – e sulle imprese di Pagnona che hanno invece il merito di tener viva e attiva, con la loro presenza, un’area montana di interesse e importanza rurale, con riflessi importanti sia per quanto riguarda il presidio del territorio, sia sotto il profilo di un turismo che è sempre più alla ricerca della quiete e delle bellezze ambientali che ben si possono rintracciare nella zona del Monte Legnone”.
Una situazione di oggettiva difficoltà, dunque, che penalizza gli operatori del settore primario già alle prese con un’estate di maltempo: così è pure nelle zone degli alpeggi, che ancor oggi continuano un’attività di antica memoria per gli abitanti della valle: un tempo più diffusa, la pastorizia d’alta quota, è oggi praticata da alcune imprese agricole pagnonesi, particolarmente per quanto riguarda la monticazione ovicaprina (capra orobica).
“Proprio la difficoltà di vivere in montagna e di raggiungere le grandi città (Lecco dista 40 chilometri, Como il doppio) ha portato, nell’ultima metà del secolo, ad un graduale abbandono dell’attività zootecnica d’alpeggio, che può invece costituire un’attrattiva per il futuro, anche grazie al ‘ritorno alla terra’ che attrae sempre più i giovani, quasi come un meccanismo di contrappasso con il passato”.
L’attività d’alpeggio si pratica oggi soprattutto in alpe Vesina e Campo, oltre i 1600 metri di quota: qui gli animali salgono in giugno per fare ritorno a settembre: tre mesi di duro lavoro, con una lunga giornata che inizia con la mungitura delle 5 e termina con l’arrivo del buio. Ma i buoni formaggi che si producono con il latte munto in quota ben ripagano delle fatiche e dei sacrifici fatti… certo, bisognerebbe agevolare – o, quantomeno, non penalizzare ulteriormente – il lavoro di chi questi sacrifici li fa a beneficio di un intero territorio e di una comunità che deve restare viva”.
Anche per questo Coldiretti rinnova il proprio appello “a 360 gradi, affinchè possano essere reperite dalle istituzioni le risorse necessarie al ripristino della viabilità, onde consentire di riprendere ogni normale attività in paese”.