RASSEGNA ORGANISTICA: STELLA AL MASCIONI DI BARZIO. IERI IL ‘VOLO MUSICALE’ DI BORASSI A TACENO



Protagonista il potente organo Mascioni di Barzio nel prossimo appuntamento della Rassegna Organistica Valsassinese. Venerdì 8 agosto, Simone Stella, solista trentenne di fama internazionale -dopo la Valsassina il musicista partirà per una tournée in Brasile e Stati Uniti, eseguirà brani di Buxtehude, Bach e Mozart con lo strumento della chiesa dedicata a Sant’Alessandro.

Il concerto barziese avrà inizio alle ore 21.00. Ecco il programma di sala.

Dietrich Buxtehude (1637 – 1707)
– Praeludium in Re maggiore BuxWV 139
– Passacaglia in re minore BuxWV 161

Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)
– Concerto in la minore da Vivaldi BuxWV 593
– “Liebster Jesu, wir sind hier” BWV 730/731
– Toccata, Adagio e Fuga in Do maggiore BWV 564

Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791)
– Sonata da chiesa in Do maggiore K. 336
– Fantasia in fa minore K. 609

Molto suggestiva la sequenza di brani proposti ieri da Massimo Borassi sull’organo bicentenario di Taceno. La recensioe di Sergio Ragaini che ha paragonato la serata ad un ‘Un volo musicale’.
 
Un organo antico, il più antico della Valsassina. Una chiesa in posizione un  po’ defilata, nella parte alta del paese di Taceno, quasi a dominare tutto da posizione elevata. Come se davvero, da lì, potesse diffondere la sua musica interiore. Anche la spiritualità infatti è musica, e dona le più belle note alla persona che la sa accogliere. 
La Musica, lo sappiamo bene, è in grado di superare spazio e tempo, portando tutto qui ed ora. È in grado si superare barriere, di volare nell’aria, di avvicinare cose lontane. È in grado di donare emozioni e sensazioni, di parlare oltre le parole.
 
La sera del 6 agosto 2014, l’organo di Taceno, sotto la mani di Massimo Borassi, ci ha condotti in un viaggio musicale superando spazio e tempo, unendo stili, periodi, epoche, strutture. Un viaggio che ha fuso diverse modalità di utilizzo dello strumento. 
Questo è stato uno degli elementi che più mi ha colpito nel concerto: l’aver spaziato, il non essersi focalizzati su un periodo, su uno stile, ma l’avere abbracciato più stili, più modalità esecutive, forse anche più modi di intendere la musica. Con un denominatore comune: tutto è stato ben eseguito. Massimo Borassi ha dimostrato davvero di saper muoversi tra mondi musicali, riuscendo a trarre dall’organo il meglio per tutti i repertori.
 
L’organo di Taceno, un Eugenio Biroldi del 1824, è un organo relativamente piccolo. La sua struttura, visti anche registri come la Percussione Banda Turca ed i Campanelli, lo rende adatto all’esecuzione di un repertorio ottocentesco, dove l’Opera dominava nella musica organistica. 
Massimo Borassi ha voluto, nel suo concerto, abbracciare quasi in sequenza, epoche storiche diverse, anche con stili meno adatti a questo organo. E’ il caso ad esempio del Concerto in Fa Maggiore BWV 978 di Johann Sebastian Bach, trascritto da Vivaldi. Nonostante non fosse l’organo più adatto per questo brano, la sua sonorità  ha permesso di apprezzarlo nella sua intensità espressiva, nella sua polifonia, nella sua limpidezza.
 
Il concerto si è aperto con una marcia, “Tempesta di Mare”, di autore anonimo, ma dallo stile pareva essere a cavallo tra classicismo e romanticismo. 
Poi Frescobaldi, la “Canzon Quarta”. Una musica che riporta indietro nel tempo: ma spesso quest’ autore presenta armonie ardite, avanti rispetto alla sua epoca. Forse anche questa è la grandezza della musica: essere avanti, quasi come leggere un futuro che ancora non è, ma che la musica, in embrione, riesce ad intuire, e a mettere sulla carta, in maniera indelebile, tramandandolo al tempo. Per poi scoprire che era realmente un divenire intuito. 
Con le Partite sopra: “Gelobet seist du, Jesu Christ”  di Georg Böhm si entra decisamente nel Barocco. Un barocco delicato, grazie ad un organo dalla sonorità non imponente, ma come dicevo pulita, cristallina. Una sonorità che ben permette di apprezzare il dialogo tra le voci, il tessuto contrappuntistico. 
Dopo il citato brano di Johann Sebastian Bach, si entra decisamente in un altro mondo musicale, compiendo quasi un salto di un secolo. Le due sonate di Gaetano Valery ci portano in un’atmosfera meditativa, per la prima sonata proposta, in re minore, e più giocosa, per la seconda, in do maggiore. Lo stile è tra il classico e il romantico. Si abbandona la polifonia per una struttura quasi da melodia accompagnata. 
Con le variazioni sul noto “O Santissima” di Benjamin Carr si riconosce un mondo dove lo stile operistico è abbastanza evidente, insieme all’utilizzo di tempi di marcia. 
 
Bello, nella “Sonata a guisa di Banda Militare che suona una marcia” di Giuseppe Gherardeschi, l’espediente di utilizzare, assieme all’organo, delle piccole canne che soffiavano nell’acqua, per proporre una sonorità particolare, che ben s’intonava al brano.
L’Opera riecheggia pure nei brani di Padre Davide da Bergamo, al secolo Felice Moretti. Uno stile a tratti imponente, con interessanti modulazioni di tonalità, per dei brani interessanti e coinvolgenti.
Un altro balzo in avanti ci porta in piena musica contemporanea, con i Tre Piccoli Studi su B.A.C.H. del compositore ungherese Kadosa Pal. Qui la tonalità si dissolve, e le note appaiono fluire in  maniera quasi disordinata. Tuttavia, se si va oltre l’apparenza, si comprende come questa apparente caoticità abbia una costruzione, un tessuto ben preciso. Come tutto, in realtà, sia strutturato, seppur con strutture differenti da quelle a cui siamo abituati. Massimo Borassi ha riproposto questo brano anche come bis. Un modo possibile per proiettarsi anche verso questo stile particolare, ma nello stesso tempo suggestivo, nel suo dissolvere qualcosa per costruire qualcosa di diverso, proiettandoci in un nuovo mondo musicale. 
 
Al termine si torna al romanticismo, con Giovanni Morandi e la sua Sonata Prima. Dopo avere toccato con mano, in qualche modo, la dissoluzione della tonalità, ecco la tonalità classica che ancora riecheggia, con il bello stile brillante di Morandi. Una circolarità quindi parziale, che dopo averci portato lontano, ci riavvicina, per farci metaforicamente abbracciare tutta la musica.
E credo che questo far abbracciare tutta la musica, il farci compiere un metaforico, ma nemmeno tanto, viaggio attraverso stili, epoche, e strutture, sia stato il pregio di questo concerto.
Se poi, come dicevo all’inizio, si aggiunge che il tutto è stato ben eseguito, e che la passione per la musica traspare chiaramente dall’esecuzione, si può affermare di aver assistito ad un concerto davvero interessante e particolare. Grazie quindi a Massimo Borassi per la sua passione per la musica e per la sua ricerca musicale. Una passione che ho avuto modo di apprezzare in diverse occasioni, e della quale stasera ho avuto, se ce ne fosse stato bisogno, una piacevole conferma.
 
 
 
 
 

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