Ore 16: esce l’articolo su Valsassinanews con la "storia" del presunto abuso da parte dell’ex candidato sindaco. Ore 18:28, ecco l’immediato intervento di Renato Scandroglio che ci invia una lettera nella quale si assume "tutte le responsabilità oggettive" del caso, spiegando l’accaduto e scusandosene ma anche andando al contrattacco: "Mischiare debolezze umane (del progettista) e fatti politici – conclude l’intervento del professore – mi sembra veramente puerile e improduttivo".
Ecco la lettera ricevuta in serata:
Caro Direttore,
La ringrazio di avermi informato della segnalazione che Le è pervenuta, con tanto di fotografia, relativa alla tettoia che ho realizzato all’inizio della lunga strada che conduce alla mia abitazione di Narro; al solo scopo di parcheggiare l’auto nella stagione invernale, considerando che in presenza di neve mi è più volte capitato di non poter uscire, essendo il mio garage posto lontano dalla strada provinciale.
E Lei capisce che, essendo un medico, non è il massimo trovarsi impossibilitato a partire con urgenza.
Detto questo, aggiungo che era quasi nelle mie intenzioni segnalarle il fatto, proprio per spiegare il perché dell’”abuso edilizio”, in modo da evitare strumentalizzazioni e polemiche. Se non l’ho fatto, è stato per difendere l’onorabilità professionale del caro e da me stimato amico che avrebbe dovuto presentare il relativo progetto.
Premesso che mi assumo tutte le responsabilità oggettive, in sintesi il fatto è questo: il progetto l’ho commissionato circa un anno fa, poi situazioni contingenti ne hanno tardato l’esecuzione. Più di un mese fa, avuta notizia della disponibilità a realizzare l’opera da parte di chi doveva materialmente eseguirla, ho allertato il progettista (sia io che l’esecutore dell’opera), avendo entrambi assicurazioni che tutta la pratica aveva avuto un’evoluzione regolare, vista anche l’assenza di qualsivoglia vincolo, e che il progetto era stato presentato.
In effetti è poi risultato che il progetto c’era… ma era rimasto nella borsa del progettista (e a tal proposito le prove si sprecano).
Sembra impossibile, ma nella mia professione di medico casi di questo genere, caratterizzati dalla convinzione di aver fatto una cosa che nella realtà non è stata fatta, ne ho visti più di uno e notoriamente fanno parte di una ben definita sindrome mentale.
Per farmi capire meglio faccio il triste esempio del padre che lascia nell’auto il figlio piccolo, che poi muore, convinto di averlo portato all’asilo.
Ora Le dico cosa avrei fatto io se mi fossi trovato nelle condizioni invertite. Vista l’assoluta visibilità dell’opera in questione e considerando che non era pensabile che fosse stata realizzata in modo abusivo, vista la personalità del proprietario, avrei convocato l’interessato, mi sarei reso conto dell’accaduto, avrei verificato l’assoluta buona fede di tutte le parti coinvolte, avrei ovviamente sanzionato il fatto, ma non avrei stappato bottiglie di champagne per festeggiare la possibilità di crocefiggere un ipotetico avversario politico. Che continua a essere assolutamente dalla parte della correttezza… architetti permettendo!
Mi auguro che alla fine prevalga il buon senso e tutto si chiuda con una giusta sanzione conseguente alla domanda di sanatoria, regolarmente presentata il giorno successivo all’accertamento da parte del messo comunale (a ulteriore dimostrazione che il progetto era già esistente).
Mischiare debolezze umane (del progettista) e fatti politici mi sembra veramente puerile e improduttivo. Da parte mia continuerò a svolgere il compito di capo della minoranza, sostenuto dalla sola volontà di collaborare per il bene del paese.
Le chiedo cortesemente di pubblicare quanto Le ho scritto.
Cari saluti
Renato Scandroglio