CREMENO/SINDACO ‘SORPRESO’ DALL’ARRIVO DEI PROFUGHI AGLI ARTIGIANELLI



"Una notizia che però non ha nulla di ufficiale" affermano in Comune, anche se ormai è chiaro che la colonia dei Pavoniani di Monza ospiterà a breve un nutrito numero di profughi. Sindaco e giunta confermano di essere stati contattati a giugno (evidentemente dalla Prefettura, ndr) ma la questione sembrava "sospesa", in attesa dunque di conferme. Cremeno vive un momento particolare, con l’attesa di questa accoglienza per 50-70 persone grazie all’impegno dell’Istituto Pavoniano di Monza, proprietario della colonia, che ha messo a disposizione la struttura delegando ad una cooperativa di Milano la gestione del periodo di ospitalità. Che formalmente dovrebbe durare fino a fine dicembre ma forse verrà esteso a 12 mesi.

Stupito dunque il sindaco, pesanti le reazioni di molti abitanti del luogo – anche al di là delle effettive criticità originate dalla situazione. Sulla pagina Facebook di VN commenti durissimi, anche scomposti, segnali in ogni caso di una certa tensione per un’operazione del tutto realizzabile (colonia privata, in una zona isolata ad almeno un chilometro dalle propaggini della frazione di Maggio, gestione affidata a specialisti e cura generale da parte della Prefettura). Ma  l’arrivo di una quota pur consistente di profughi, oltretutto controllatissimi all’entrata in Italia dal punto di vista sanitario, perché spaventa? L’aspetto meno convincente almeno finora dell’intera questione è quello dell’informazione. Comunicazioni "a spizzichi" secondo quanto fa sapere l’amministrazione locale, voci incontrollate in paese e nei dintorni, finalmente un po’ di chiarezza solo grazie al nostro giornale.

L’arrivo di una settantina di persone in un paese di circa 1.500 abitanti è comunque un fatto, che va gestito anche su questo fronte. Da un lato non esistono informative ufficiali, dall’altro lo stesso Comune pur messo sull’avviso e convocato come detto per domani non ha allargato (eccesso di prudenza?) la notizia alla gente che amministra.

Ci pensiamo noi, specificando dopo aver contattato chi si occuperà dell’accoglienza dei profughi che questi arriveranno alla casa degli Artigianelli "entro il mese di settembre". Non un fatto immediato dunque, ma quasi. Come nel caso dei loro "colleghi" ospitati al Coe di Barzio, più recentemente alla ex colonia ferrovieri di Ballabio, il punto non è se queste persone in difficoltà, provenienti da zone spesso teatro di guerre e persecuzioni, possano creare disagi. Ma piuttosto cosa faranno in località di montagna, in particolare in una realtà isolata come quella delle Casere e dalla quale prima di raggiungere quel mondo che li guarda con tanta contrarietà dovranno scarpinare un bel po’ a piedi.

 
Per il resto sono uccelli migratori, voleranno altrove. Fatta piazza pulita delle paure intorno alle malattie che non hanno perché sono controllati, resta la preoccupazione economica. Se lo Stato taglia i fondi ai Comuni che a loro volta calano la scure sui servizi sociali come è possibile ci siano fondi per queste persone che finora non hanno pagato le tasse in questo paese? Se è lo Stato a tirarsi indietro sulla questione della Solidarietà e gl’individui fanno altrettanto vuol dire che la coesione sociale sta iniziando ad avere delle crepe. Ed è pericoloso perché gli Stati più sviluppati sono quelli che hanno saputo stendere patti sociali ampi, in cui tutti possono vivere meglio e più semplicemente e a loro volta contribuire al benessere collettivo, amplificandolo. 
 
In ogni caso le esperienze precedenti, in Valsassina e dintorni, sono state e sono all’insegna della massima tranquillità; chi si preoccupa di possibili disordini potrebbe informarsi, ad esempio al Coe di Barzio. I profughi arrivano, cercano di ambientarsi ma progressivamente (come è nella logica delle cose) prendono altre vie, prevalentemente in direzione di altre nazioni – più ospitali o dove hanno maggiori chance di trovare un lavoro o ancora dove parenti o amici sono in grado di accoglierli. Loro, probabilmente, delle polemiche locali non sanno e non sapranno. Qui invece il carro carico di ansia e xenofobia è già stato posizionato davanti ai buoi.

 

 

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