Molto si è scritto e parlato a proposito dell’ipotetico tunnel di collegamento Bobbio Artavaggio. Hanno detto la loro Legambiente, il sindaco di Moggio Graziano Combi e il sottosegretario regionale nonché ex presidente della provincia Daniele Nava. Chi a favore e chi invece ha espresso parecchi dubbi. Anche la cittadinanza, infine, si è sentita in dovere di dire la propria, accogliendo con una certa apertura questa ipotesi.
Questo clamore è stato mosso da una variante inserita nel PTCP, il piano di governo del territorio provinciale, con la quale si è estesa notevolmente l’area sciabile sui piani di Artavaggio. Oltre al PTCP non vi è però alcun documento o progetto in merito depositato negli uffici preposti.
L’unico atto ufficiale che contempli la realizzazione di una galleria che unisca il polo sciistico di Bobbio-Valtorta con i Piani di Artavaggio è il “Piano strategico e operativo di riqualificazione del Polo Turistico Valsassina, Piani di Bobbio, Valtorta, Piani di Artavaggio, Val Taleggio“, redatto a fine anni ’90, voluto dalla Comunità Montana coinvolgendo i Comuni interessati oltre alle provincie di Lecco e Bergamo.
Valsassinanews lo ha recuperato negli archivi della politica locale. Andiamo dunque a vedere cosa proponeva il rapporto redatto dall’agenzia di settore “Krono – consulenza per lo sviluppo turistico e commerciale” con sede a Trento. Rapporto presentato agli enti locali nel 1999.
Il capitolo 6 è riservato al “Potenziamento e riqualificazione del polo sciistico escursionistico di Piani di Bobbio – Valtorta, Piani di Artavaggio, Val Taleggio”, e ritiene il “carosello sciistico” Bobbio-Artavaggio “scelta improrogabile e necessaria, seppur con la dovuta progressività”.
“La sola soluzione per evitare la progressiva marginalizzazione dell’intera area turistica dai grandi flussi regionali e nazioni. Il progetto richiede la realizzazione di tre nuovi impianti e relative piste di collegamento, una delle quali dovrà essere realizzata parzialmente in galleria per consentire il superamento della cresta sommitale che separa l’area sciistica di Piani di Bobbi da quella dei Piani di Artavaggio”.
Questa l’analisi. L’elaborato tecnico specifico per la ristrutturazione e l’ampliamento del polo sciistico invece porta la firma dell’ingegner Gilberto Fava. Progetto di ampliamento contro il quale la popolazione barziese si espresse attraverso un referendum.
Il collegamento venne pensato tramite tre distinte seggiovie quadriposto, a ciascua delle quali sarebbe corrisposta una pista sciabile. Ma, come recita il documento, “dal punto di vista tecnico merita una particolare attenzione l’impianto a ‘scavalco’ per la sua inconsueta caratteristica di oltrepassare una cresta”.
“La sua conformazione ad arco suggerisce la costruzione di una galeria a leggera pendenza (8%) in modo da permettere il ritorno dei turisti, muniti di sci ai piedi, in transito dal versante di Artavaggio verso quello di Bobbio e discesi all’intermedia della seggiovia (tale discenderia sarà proposta prima dello scavalco)”.
“Naturalmente nel periodo invernale il fondo della galleria dovrà essere praticabile con gli sci ai piedi per mezzo di riporto di neve sul terreno, possibile con l’intervento di mezzi battipista”.
“La larghezza della galleria, superiore alla misura corrente delle relative macchine operatrici per la preparazione delle piste di discesa, è prevista in metri sette“. Il testo non precisa la lunghezza del traforo, ma dalle tavole allegate al progetto si desume non superi i 20 metri.
Non mancano al contrario le impegnative di spesa, ben espresse per ogni voce. Per quanto concerne il collegamento Bobbio-Artavaggio, dunque la realizzazione da nuovo di tre seggiovie e il potenziamento di un impinato già presente, venne prevista una spesa di 12 miliardi di Lire (era il 1999). Quattro dei quali dedicati solo all’impianto ‘a scavalco’. A questi 12 miliardi vanno poi aggiunti altri 6 miliardi per la relizzazione della galleria sciabile.
Ci siamo per ora soffermati sul tunnel Bobbio-Artavaggio, ma il Piano strategico stilato nel 1999 analizza minuziosamente il potenziale turistico valsassinese, illustrando per ogni ambito nuovi modelli da seguire. Rileggendolo a quindici anni di distanza, non sfuggono i suggerimenti recepiti, né tantomeno quelli abbandonati, tutti spunti di riflessione che non mancheremo di approfondire.
C.C.