Una storia che prosegue da 14 anni: una concessione edilizia rilasciata per un edificio residenziale, impugnata dal vicino di casa che riteneva violate le norme del piano regolatore. L’iter arriva sino al Consiglio di Stato che afferma le ragioni del vicinato e annulla la concessione edilizia, sconfessando così i provvedimenti degli allora amministratori.
Decorsi i previsti novanta giorni per analizzare i contropareri e recepite le indicazioni dello studio legale Linzola, oggi palazzo Manzoni ha dato "perfetta esecuzione" alla sentenza. Un atto dovuto per l’amministrazione che recepisce il documento. La proprietà dell’edificio, tecnicamente abusivo, dovrà dunque attivarsi per rispettare le direttive del supremo tribunale amministrativo.
Due i parametri da rispettare: rientrare nella volumetria prevista, quindi rinunciare ai 453 metri cubi in eccesso, e riportare l’altezza dell’edificio, attualmente 7,51 metri, ai consentiti 6,5 metri.
Con la delibera odierna il comune passa il caso all’ufficio tecnico che dovrà confrontarsi con la proprietà dell’edificio per determinare le modalità per sanare l’abuso.
Nulla escude però che la querelle possa tornare nelle aule di giustizia, con il comune citato non più dal cittadino che ha lamentato il mancato rispetto delle volumetrie accanto alla propria abitazione, bensì dalla proprietà dello stabile abusivo.
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