INTROBIO/”ME LO SONO TROVATO DAVANTI, A TU PER TU APPENA APERTA LA PORTA”



E’ espansiva, frastornata e incredula. "Adesso che è sera a vedere le immagini mi sembra di parlare di un film". Ma gli occhi sgranati, uno sguardo attento, la poca voglia di rivivere quei momenti riproducono bene gli istanti vissuti da questa ventenne, li si respira nell’ambiente e tra le persone che la circondano mentre lei guarda per la prima volta il filmato dove compare il suo presunto aggressore.

"Stavo uscendo dall’edificio con tutte le borse in mano, avevo percepito un’ombra oltre la porta, anche se non ci avevo dato peso. Una volta aperto me lo sono visto a pochi centimetri, solo gli occhi che spuntavano dal passamontagna, poi nella mano destra il coltello. Spaventata sono tornata indietro, chiedendomi se era meglio correre salendo le scale o scendere verso il basso, indietreggiando sono arrivata a tiro della porta del mio appartamento, l’ho vista aperta e mi ci sono cacciata chiudendola subito".

Nessuna parola da parte dell’aggressore, nulla: solo la minaccia della lama.

Questo è il drammatico racconto dell’aggredita, una ragazza poco più che ventenne impegnata come barista in un locale dell’Altopiano valsassinese. Per lei è un fulmine a ciel sereno, nessuno spasimante respinto, non riferisce minacce pregresse. E’ alta, begli occhi, appena un filo di trucco sul viso. Orecchini pendenti in tono con la sciarpa sopra il giubbotto. Ha modi di schietta sincerità.

Erano le sei e quattordici, così segna il counter della videosorveglianza che ha ripreso il presunto malvivente. Il padre della giovane aveva in realtà richiuso la porta blindata dell’abitazione, ma sentendo trambusto e i singulti allarmati dalla voce della figlia ha riaperto per controllare che cosa stesse succedendo. "Una volta rientrata a casa non abbiamo udito alcun tentativo di sfondamento, né altri rumori. L’uomo così come si era materializzato sembrava di nuovo risucchiato nel nulla".

I fatti sono questi. Ma rimangono dei quesiti inquietanti: la giovane donna non esce mai a quell’ora, stamane era una eccezione. Poche persone sapevano della levataccia. L’aggressore, poi, dopo aver atteso la propria vittima per quasi tre quarti d’ora, pur trovandolosela di fronte e avendo tutto il tempo per decidere il da farsi, non pretende denaro, né altro. Non profferisce parola. Come se avesse sospeso la propria cattiva intenzione, a meno che in reltà fosse proprio di spaventare.

Il padre della ragazza spera che dalla pubblicazione delle immagini emerga qualcuno in grado di riconoscere il misterioso aggressore.

 

 

 

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