LA LETTERA/”SANZIONATO DAL COMUNE DI MOGGIO PER UN CARTELLO. EPPURE…”



Ecco la missiva di Davide Vecchio. Un racconto emblematico a testimonianza di un episodio giudicato in modo evidentemente negativo dalla "vittima" di questa sanzione – per la quale il protagonista ammette "di essere in torto" ma su cui lo stesso autore sottolinea: "Mi sento nel giusto a livello morale, umano e di solidarietà tra cittadini". Spazio a disposizione del Comune di Moggio per un’eventuale replica.



"Ho un’attività commerciale a Moggio – Valsassina, 500 abitanti –  dal 1980, prima gestita 

dalla mia famiglia ed ora da me. Nel 2011, con grande sacrificio ed esorcizzando la crisi che fin da allora attanagliava l’italia, ho deciso di ristrutturare il locale. Ho riaperto così la mia attività nel dicembre 2012 restando nel piccolo paese della Valsassina che vive principalmente di turismo, sia estivo che invernale. Essendo in un periodo nel quale molte attività sono state costrette a chiudere per motivi  che tutti noi ben conosciamo, pensavo che il mio coraggio di riaprire e continuare un’attività artigianale e commerciale potesse essere apprezzato e sostenuto sì dai molti villeggianti che ancora fortunatamente soggiornano in paese, ma anche, e soprattutto, dalle persone residenti e dai vari enti che ne curano l’amministrazione.



Purtroppo, fin dall’inizio, non è stato così.



Ho anzitutto dovuto affrontare le solite lungaggini burocratiche, che a volte sfiorano il 

ridicolo e che per buon senso evito di riportare.

Come altri ho dovuto superare anche i disagi causati la scorsa primavera dal grosso 

cratere sulla strada che collega il paese di Moggio alla sottostante provinciale, cratere 

apertosi ancora non si è capito a causa di quale incuria ma che, quello lo si è capito da 

subito, sarebbe stato un forte disagio sia per noi cittadini della Valsassina sia, soprattutto, 

per i villeggianti che ci portano lavoro.



Incurante di tutto ciò ho continuato nella mia attività senza incidenti, sempre animato da 

quell’entusiasmo che trova spiegazione solo nella tradizionale voglia di fare dei piccoli 

imprenditori.

A tutt’oggi sponsorizzo merende e festicciole a enti locali che si dedicano ai bambini, 

organizzo a mie spese giornate sportive in paese invitando scuole e asili e offrendo 

rinfreschi e merende.

Supporto manifestazioni ed eventi sportivi – sono un appassionato di ciclismo – e 

sponsorizzo anche varie attività comunali.



Da poco tempo ho deciso di incrementare la mia attività inserendo un angolo dedicato a 

una nuova disciplina ciclistica.

Di conseguenza ho esposto, sulla mia ringhiera e sulla parete del mio stabile, come già 

fatto altre volte in passato per altre iniziative turistiche, un manifesto pubblicitario per 

richiamare l’attenzione sull’iniziativa e allo stesso tempo fungere da valore aggiunto per 

tutto il turismo locale. 

La mia attività è sita sulla strada provinciale che da Moggio porta alla Culmine di San 

Pietro, quindi con una visibilità ristretta perlopiù a chi a Moggio c’è già, non a tutto il 

comprensorio della Valsassina.



Ebbene, l’amministrazione comunale ha pensato bene di mandarmi una pesante sanzione 

per aver esposto quei manifesti senza il necessario permesso.



La premessa  è una e indiscutibile: a livello legislativo riconosco di essere in torto. 



Al contrario mi sento nel giusto a livello morale, umano e di solidarietà tra cittadini.

Dopo 35 anni di attività passati a Moggio mi sarei almeno aspettato un avviso bonario, 

perché credo che un’amministrazione lungimirante debba aiutare, stimolare e incentivare 

le attività artigianale e commerciali sopravvissute all’ecatombe dell’ultimo lustro, anche alla 

luce della famosa voragine della primavera scorsa che ha reso tutto più complicato.



Per contralto, abbiamo chiesto ad un altro comune di poter pubblicizzare la 

stessa iniziativa con le stesse modalità: ci hanno concesso  il permesso di farlo, 

fino a che la strada non sarà riparata.



Quella è la solidarietà che dovrebbe legare tutto il territorio valsassinese; da chi ci vive, a 

chi ci lavora, a chi amministra. 



Con estremo rammarico




Davide Vecchio

 

 

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