Il risparmio totale dei consumi elettrici è stato calcolato in oltre 555 milioni di kilowattora (grossomodo il fabbisogno medio annuo di 200mila famiglie italiane). Ma non mancano i disagi: secondo l’Università La Sapienza di Roma l’ora legale procurerà conseguenze dannose di tipo emotivo e psichico, dall’affaticamento all’irritabilità, ai mal di testa e naturalmente insonnia – fenomeno che colpisce ben nove milioni di persone.
Per evitarla almeno in parte il suggerimento è di mantenere invariata l’ora di sveglia al mattino per non perdere la regolarità del ritmo veglia-sonno. E poi ancora: acqua e limone appena svegliati, mandorle contro la spossatezza e infine pasta, riso, orzo e pane sempre contro l’insonnia (consigli questi ultimi della Coldiretti Lombardia.
L’origine dell’ora legale Già nel 1784 l’inventore del parafulmine Benjamin Franklin pubblicò un’idea sul quotidiano francese Journal de Paris. Le riflessioni di Franklin si basavano sul principio di risparmiare energia ma non trovarono seguito. Oltre un secolo dopo, nel 1907, l’idea venne ripresa dal costruttore inglese William Willet, e questa volta trovò terreno fertile nel quadro delle esigenze economiche provocate dalla Prima guerra mondiale: nel 1916 la Camera dei Comuni di Londra diede il via libera al British Summer Time, che implicava lo spostamento delle lancette un’ora in avanti durante l’estate. Molti paesi imitarono la Gran Bretagna in quanto in tempo di guerra il risparmio energetico era una priorità.