Odiate, anzi maledette per 31 anni. Ora che, però, le quote latte vanno in pensione. All’Italia lasciano 40 milioni di multe per sforamento, che potranno essere rateizzate e una generazione di allevatori che si sente lanciata nel vuoto senza la rete di protezione. Un assaggio di quello che succederà a partire da oggi, quando la produzione di oro bianco in Unione europea tornerà a essere regolata dalla mano invisibile di Adam Smith, si è già visto nei mesi scorsi con il crollo del prezzo alla stalla da 41 centesimi al litro nel gennaio 2014 a 36 centesimi un anno dopo.
Trentasei centesimi: non sufficienti neppure a coprire il costo di produzione, che in Italia si aggira intorno a a 40 centesimi, figurarsi ad avere un guadagno. I produttori lombardi fanno il 42% del latte italiano (4,5 milioni di tonnellate su 11 milioni) e sono allarmatissimi. Il rischio è un’aumento incontrollato della produzione in tutta Europa (Coldiretti stima il 6%) e di conseguenza un’invasione in Italia di latte straniero (che è già tanto, il 40%), sempre più conveniente per le grandi multinazionali casearie, per la produzione di tutto ciò che non prevede l’obbligo di origine.
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