Uno dei maggiori problemi, forse il più scottante, del nostro tempo è la carenza di spirito; e, come contropartita e in compensazione, l’eccesso di materia nelle sue diverse forme: corporeità e sesso , produttività e consumismo.
E’ evidente che la moderna programmazione dell’uomo per la produzione e il consumo crea una situazione di tirannia asfissiante per lo spirito e per la realizzazione della persona. Così, il vuoto esistenziale viene ad essere il denominatore comune. Perciò la verità è che le elites intellettuali e la grande massa degli esseri umani, la cui unica aspirazione è sopravvivere e riprodursi, sono tutti vittime della “comune infelicità” denunciata da Sigmud Freud, anche se non per il motivo che diceva lui. Sono infelici perché si sentono vuoti, intimamente insoddisfatti di vivere una vita senza significato e incapaci di spegnere la loro sete immensa di felicità: perché sono carenti di spirito e di ragioni per vivere, lavorare e amare gli altri; in definitiva, perché manca loro una proiezione trascendente per la loro esistenza di uomini limitati.
L’uomo diventa “umano” nella misura in cui si apre a Dio e agli altri sotto l’azione dello Spirito, l’uomo si incontra e si riconcilia con Dio e con se stesso, e si apre alla comunione fraterna con gli altri. Questo è il dato reale: nella misura in cui manca lo Spirito, aumenta la paura, l’apatia, il dubbio, il silenzio, l’inefficienza. La paura e la pusillanimità insidiano anche oggi la Chiesa e incalzano noi cristiani. Abbiamo paura e non siamo testimoni perché non crediamo nella forza dello Spirito per annunciare oggi la Risurrezione di Gesù come speranza dell’umanità, come verità che vince l’ingiustizia, come pace e libertà che fondano la dignità e i diritti della persona, come vita che supera la morte e l’oppressione, come amore e fratellanza che distruggono l’odio e la violenza. Gli efetti dell’assenza dello Spirito sono devastanti. Quanto più manca lo Spirito, tanto più diminuiscono la fede e la speranza e cresce la paura nella Chiesa.
E nella misura in cui c’è paura nella comunità cristiana, si paralizza la missione, cresce l’autoritarismo, si accentua il dogmatismo; in poche parole: si chiudono le porte e le finestre al mondo. Spesso il conservatorismo di bassa lega – accusa ripetuta contro i cristiani nel corso della storia , e non sempre senza ragione – ha la sua radice in questo fantasma della paura del mondo, della novità, del progresso, del cambiamento; è, in definitiva, la diffidenza davanti alla vita che è evoluzione.
Allora si vuole legare e manipolare lo Spirito; ma inutilmente, perché soffiare dove vuole, come il vento. Sarebbe come dimenticare la rivoluzione della Pentecoste nella storia religiosa dell’umanità.
Don Graziano vicario parrocchiale
6° Domenica di Pasqua – 10 maggio 2015 Gv 15, 26 – 27 – Riro Ambrosiano – Ciclo “B”