"Lo sappiamo, lo sappiamo … non serve tornare sempre sugli stessi argomenti, ma quando anche la stampa nazionale conferma quanto i comitati per la salvaguardia delle acque alpine sostengono da tempo, allora è il caso di fare qualche commento. Quando i comitati di Valsassina e Valvarrone, insieme a tutti i comitati dell’arco alpino, si sono spesi strenuamente per cercare di opporsi allo sfruttamento scellerato dei corsi d’acqua, qualcuno diceva che erano degli ambientalisti esaltati, che non comprendevano il fabbisogno di energia dell’Italia e che alla faccia di ogni idea però, l’energia elettrica faceva comodo pure a loro.
Certo, questo non lo hanno mai negato! E chi al giorno d’oggi riesce ad immaginare la vita quotidiana senza l’energia elettrica?
Ma, da sostenere la non necessità dell’energia elettrica a cercare di capire ed analizzare oggettivamente lo status della politica energetica nazionale c’è una bella differenza.
Per tanto tempo, infatti, i comitati, senza mai riuscire a trasmettere efficacemente il messaggio, hanno continuato a ripetere che ormai, in Italia, la produzione di energia elettrica era superiore al fabbisogno e che il calo di richiesta di energia elettrica, dovuto ad un uso più efficiente della stessa ed alla concomitante crisi economica, aveva portato il paese ad essere autosufficiente.
Sempre quel qualcuno si chiedeva allora come mai l’Italia continuasse a comprare energia elettrica dagli stati esteri limitrofi.
E per tempo, i comitati, sempre a spiegare come questo fatto fosse dovuto ad accordi bilaterali presi man mano dai vari governi che si sono succeduti al fine di accontentare gli amici d’oltralpe più o meno potenti.
Ecco, finalmente ora, quanto sostenuto dai comitati, trova un autorevole riscontro: nell’articolo di Elena Comelli tratto dal quotidiano “Il Sole 24 ore” del 10.05.2015 dal titolo “Scossa Elettrica distribuita”, si evince infatti che l’ENEL si appresta a chiudere 23 delle sue centrali elettriche perché la produzione distribuita, quella fatta grazie agli impianti fotovoltaici, copre già il fabbisogno energetico nazionale.
Come si può dedurre, quindi, il futuro è quello della produzione distribuita, cioè quella attuata mediante l’esercizio di singoli impianti fotovoltaici e dei relativi sistemi d’accumulo che permetteranno a ciascuno di produrre in autonomia l’energia necessaria al proprio fabbisogno.
Per concludere, a questo punto, si può dire che risulta essere ormai sorpassato e superato diffondere il messaggio secondo il quale è necessario realizzare ulteriori impianti mini idroelettrici per la produzione d’energia, quando lo stesso ENEL si trova a non sapere più a chi vendere l’energia elettrica da lui stesso ormai prodotta in eccesso.
Rimane allora da chiedersi come mai gli imprenditori delle lobby delle acque ed amministratori più o meno con essi conniventi continuino a propinarlo, mentendo, sapendo di mentire, e andando contro dati oggettivi ed incontrovertibili.
Ma tutto sommato la risposta non è neanche difficile da trovare, se si considera infatti che per ogni centralina che i sopracitati imprenditori riescono a realizzare, alla quale corrisponde un corso d’acqua depredato, il loro ricavo (dato dagli incentivi statali accordati dai politici complici) è pari a migliaia e migliaia di euro all’anno. Un esempio lampante è quello di Premana, dove ciascuno dei sette impianti che si vorrebbero realizzare sui tre torrenti del Comune, genera singolarmente in media proventi per 700.000 € all’anno.
Chi, con questo meccanismo riesce ad intascare notevoli quantità di soldi facili, non si fa certo alcun scrupolo a cercare di convincere la gente di quanto sia giusto farsi portare via l’acqua che scorre nei torrenti, il bene più prezioso che da sempre è di tutti.
Comitato Popolare "Salviamo i nostri torrenti"