Ha riscosso interesse l’assemblea pubblica dedicata ai preblemi creati nella piccola frazione dalla presenza del CARA, il Centro d’Accoglienza per Richiedenti Asilo, incontro voluto dall’amministrazione comunale per confrontarsi con i cittadini di Maggio e Cremeno. In quasi duecento hanno gremito villa Carnevali per ascoltare gli aggiornamenti del sindaco Pier Luigi Invernizzi e dire la loro sulla vicenda.
Tante le rimostranze raccolte dal primo cittadino e dai consiglieri,e dunque "un confronto con la cittadinanza era doveroso e necessario" debutta Invernizzi. La presenza di un centinaio di richiedenti asilo nella "colonia degli Artigianelli" non può certo passare inosservata in una frazione che conta 500 abitanti, e a detta degli amministratori si fanno sempre più frequenti le lamentele in merito ad una "difficile convivenza".
Il sindaco comunica innanzitutto che la cooperativa che ha in gestione la struttura in località Casere, appena scaduta la proroga, otterrà per certo il prolungamento dell’appalto per un anno, rinnovabile per ulteriori dodici mesi, e 50 dovrebbe essere il limite massimo di ospiti. Aspetto sul quale però vige scetticismo in quanto nulla ne garantisce il rispetto.
Il dibattito si muove da fastidi e lagnanze quali "giovanotti svaccati sulle panchine", "commenti in una lingua incomprensibile", "qualche birra di troppo", per spostarsi poi su un’analisi più attenta della situazione che in effetti porta Maggio ad essere un caso più unico che raro.
E’ l’assessore Graziano Plati a far parlare le cifre. In Lombardia il rapporto tra popolazione residente e ospiti dei CARA è lo 0,052%. Sul territorio della Provincia di Lecco la proporzione è circa lo 0,06%. Per Cremeno il dato si impenna a 7%. E restringendo ancora il campo alla sola popolazione della frazione di Maggio i richiedenti asilo sono pari al 22%. Ma anche il solo confronto con Barzio, dove il Coe accoglie una dozzina di migranti, è impari: l’1,25% contro appunto il 7% di Cremeno.
In una realtà piccola e senza servizi queste cifre pesano come un macigno. "Non si vuole dire che non si voglia essere solidali con questi sfortunati – continua Plati -, ma queste condizioni per noi amministratori sono incontrollabili. Numeri così alti rendono impensabile anche l’avvio di un progetto di coinvolgimento dei migranti in volontariato per la comunità. Un numero ridotto sarebbe gestibile anche in termini di integrazione, coinvolgendo i ragazzi in attività del Comune, della parrochia, o magari delle associazioni del territorio."
"Inoltre – spiega il vicesindaco Luigi Carissimi – la cooperativa fa girare con una certa costanza i profughi, qualcuno resta solo qualche settimana, qualcun altro un po’ di più. Non c’è nemmeno il tempo di coinvolgerli che poi magari vengono trasferiti".
Altra problematica non di poco conto è la ristrettezza dei servizi. In questo decennio Maggio ha visto un ampio sviluppo abitativo, al quale non è corrisposta una proporzionale crescita dei servizi per i cittadini, quindi l’improvvisa presenza di ulteriori 100 abitanti sta incidendo non poco sulla vita della frazione. Tra questi l’aspetto sanitario: i richiedenti asilo rientrano sotto la normale assistenza sanitaria, dunque per ogni evenienza il riferimento è l’ambulatorio più vicino o il medico di turno. Ma nonostante l’aumento di assistiti, non è previsto che gli ambulatori possano restare aperti qualche ora in più, con chiari svantaggi per tutti.
"Il problema, non smetterò di ripeterlo, sta a monte. – ribadisce Invernizzi -. Noi siamo stati calati in una situazione che non abbiamo voluto, e peggio ancora, nella quale non abbiamo alcun diritto di parola" E per cercare di far sentire il proprio dissenso un comitato di cittadini sta preparando una petizione, ancora da rifinire nel dettaglio, ma con la quale si chiederà alla Prefettura quantomeno di ridimensionare la presenza di richedenti asilo sul territorio di Cremeno.
Stride infine in sala l’assenza di rappresentanti del CARA, assegnato alla Cooperativa Domus Caritatis, sebbene, assicura il sindaco, fosero stati avvisati ed invitati.