GLORIA AL NAMELESS E A CHI CI HA CREDUTO E I GUFI? CHE BRUTTA, ORRENDA FIGURA…



Giornalisticamente si è costretti a "fare sintesi". La quale (la sintesi) in un caso come questo è forzatamente la seguente: bello il Nameless, un successo inaspettato forse e certamente all’insegna di una relativa tranquillità che ha smentito le cassandre e fatto fare una orribile figura a quanti, con insistenza e meticolosità, hanno vanamente tentato di farlo naufragare, spingendosi nei melmosi territori della critica cassandra_by_anthony_frederick_augustus_sandysinfondata, della calunnia e ai limiti del procurato allarme. Oltretutto preventivo e come si vede all’indomani, del tutto immotivato dunque sfatato e svergognato agli occhi di tutti.

Ammazza, Valsassinanews… Parole dure! Certo, quelle che merita un "post-Nameless" tanto chiaro e limpido quanto importante nei lati positivi, ma anche fondamentale per studiare, comprendere e neutralizzare la negatività che mai come in questo caso ha pervaso l’atteggiamento (di pochi) ai danni di tutti.

Per costruire bene un paragone, meglio dire una antitesi, si devono raffrontare almeno due aspetti discordanti: noi lo facciamo con questa semplice tabella:

http://digilander.libero.it/mmara59/pollice%20su.JPGNAMELESS
BENE

NAMELESS
MALE
Migliaia di persone, tutte "di via" hanno dato vita a tre giorni di musica ma soprattutto ad una manifestazione sulla carta complessa e "invasiva" e invece risoltasi al meglio. Un po’ di "sofferenza acustica" per i vicini, due o tre episodi di cronaca – del tutto nella media, considerata la quantità di gente concentrata nell’area. Un "assalto" di pochi sconsiderati la notte prima.
Una enorme promozione turistica a costo pressoché pari a zero per la Valsassina, "scoperta" da un sacco di gente che non l’aveva mai vista e ne ha apprezzato la bellezza e le opportunità. Il tentativo di affossare la manifestazione in modo pregiudiziale e a priori, da parte di pochi. L’atteggiamento (per fortuna minoritario) di chi ha scelto di lanciarsi contro il Nameless, venendo sconfitto "dalla storia".
La bella figura complessiva della Valsassina, sotto svariati punti di vista. Anche in contrapposizione con chi questo evento lo ha "perso" (vero, Lecco?) Qualche scivolone di chi ha cercato di lucrare sull’evento, la chiusura contemporanea di un vicino giacimento culturale, qualche pecca nella gestione degli afflussi (il primo giorno)

Il raffronto è facile da comprendere, così come la sensazione di "averla sfangata". Ma chiediamoci perché, cosa ha fatto temere il peggio – che non c’è stato – chi e per quale motivo ha sparso veleni inutili e pericolosi prima e durante il Nameless.

Guardiamo ai fatti. Alle cose che sono successe. E non allontaniamoci da esse, le uniche autorevoli perché vere. E lo facciamo in due passaggi. In fondo, l’impatto di una Sagra delle Sagre che porta in dieci giorni anche 12-15mila persone nello stesso posto, è roba ormai consolidata e certo comunemente accettata, magari con qualche critica nel merito ma non su paventati "pericoli".

E allora, come mai un piccolo numero di contestatori ha cercato pervicacemente di creare un clima di tensione e paura, diffondendo a piene mani preconcetti e notizie quasi sempre ‘false e tendenziose’ per giorni se non settimane? Perché si è parlato abbondantemente (e a vanvera) di tossici, drogati, ubriachi, musica che avrebbe messo in pericolo gli animali, sbandati, caos e quant’altro? C’è chi si è spinto (abbiamo in questo senso un’abbondante produzione di testimonianze) a prevedere disordini e ad "avvisare" esercizi commerciali della zona, creando incomprensioni e preoccupazioni – puntualmente smentite dai fatti.

La nostra percezione è che in questo senso abbiano giocato due fattori, diversi ma convergenti. Di base c’è quell’atteggiamento, ancora invalso e duro da eliminare in Valsassina, aprioristicamente contrario al "turista", al forestiero, a chi viene da fuori. Antropologia, storia e psicologia di massa servirebbero a spiegare: una valle nei secoli attraversata da invasori, la paura dell’inconsueto e quindi di ciò che è sconosciuto. Ma sono analisi accademiche che lasciamo lì. Piuttosto chiediamoci se all’alba del 2015 c’è da sperare che l’ostilità verso il "diverso" venga un po’ meno, anche alla luce delle opportunità meramente commerciali che arrivano da questi "forestieri" come i 4-5mila a sera del Nameless. Accanto alla matrice generale c’è però qualcosa di più contingente e forse peggiore: parliamo di strumentalizzazioni vere e proprie.

Quali vantaggi (politici forse?) hanno provato ad ottenere quanti hanno vanamente calunniato a priori il Nameless valsassinese? Quale disegno ha spinto gente navigata (comprese persone che lateralmente hanno a che fare con la promozione turistica) a smontare preventivamente il successo di questa manifestazione, puntando su un tracollo per poi magari poter affermare trionfanti, il giorno dopo "L’avevamo detto, noi…".

GLORIA AL NAMELESS E A CHI CI HA CREDUTO E I GUFI? CHE BRUTTA, ORRENDA FIGURA...Oggi i corvi e i gufi se ne stanno silenziosi e nascosti nelle loro tane, azzittiti dai fatti, che hanno smantellato le loro vane ma pericolose (nelle intenzioni) calunnie preventive. Nessun albergo è stato distrutto da orde di impasticcati e alcolizzati, capre e cavalli del Centro Valle ed Altopiano sono vivi e vegeti e la piana della Sagra non è stata violata se non da sonorità ripetitive e rimbombanti, smorzate puntualmente alle 00:00, come da accordi con la Questura.

L’organizzazione complessiva invece ha funzionato egregiamente, e nel ragionamento ci mettiamo, accanto alle istituzioni, ai Carabinieri in servizio e in congedo, ai promotori dell’evento ed ai vgili, anche i tanti valsassinesi che hanno collaborato fattivamente al successo di questa "prima volta" per Barzio e Pasturo: dai volontari agli operatori economici, alla stessa Ceresa Srl che ha messo a disposizione la "sua" area senza farsi condizionare dagli sciacalli di turno che già si aggiravano nei prati accanto alla Fornace. E ancora, sindaci collaborativi (notato quello di Barzio fare da "posteggiatore aggiunto" e quello pasturese verificare la qualità del suono direttamente sotto il palco).

Quindi il Nameless è una buona noitizia, ne siano lieti tutti anche i lettori che ci chiedono di parlare delle cose buone e fatte bene. E’ giusto ribadirle perché la Valle deve essere orgogliosa degli spunti innovativi che esprime. A parte i pochi corvi. Tutti gli altri possono dire con fierezza "siamo valsassinesi, capaci di accogliere migliaia di giovanissimi in sicurezza".

http://lecconews.lc/wp/wp-content/uploads/2015/05/NAMELESS-6.jpg

 

 

 

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