LUGANSK (UCRAINA) – C’è anche Vinka Rangeloni, ventitreenne barziese, tra gli italiani che hanno imbracciato il fucile e volontari si sono arruolati nelle truppe filorusse separatiste che in Donbass (Ucraina) combattono i “lealisti” di Kiev.
Ne scrive Antonio Palladino che per Il Giornale incontra “Un pugno di ragazzi con provenienza e storie di vita diverse fra loro, ma tutti concordi che nel difendere l’Europa dall’imperialismo e anche un po’ da se stessa, oggi, si debba combattere con Mosca.”
Vittorio, così si presenta al giornalista, è tra gli ultimi italiani arrivati a Lugansk. Di madre russa e padre valsassinese, Vinka parla russo e per questo è stato reclutato nella locale agenzia di stampa. Il suo compito è tradurre i bollettini di guerra e le notizie dal fronti in italiano, convinto che in guerra la propaganda serva tanto quanto le munizioni
“Le informazioni su questa guerra ci sono se si cerca con onestà – racconta a Palladino – diffidando dei media occidentali, ci sono registrate tutte le violazione della tregua di Minsk che di fatto non esiste”. Anche lui è arrivato nel Donbass per vestire la mimetica e imbracciare un fucile ma per l’agenzia è un elemento prezioso e non lo lasceranno andare al fronte facilmente, preferiscono dargli un elmetto di kevlar e un giubbotto e girare con lui i luoghi dei bombardamenti per intervistare la popolazione e registrare le violazioni ai trattati.
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C.C.