BARZIO – “Ospitalità rurale” è un’espressione calda, venata di legno grezzo e impastata di terra. Ma se consultiamo una delle guide agli agriturismo in commercio (o la pagina web di una struttura a caso), spesso ne ricaviamo l’impressione opposta: camere asettiche, lucide piscine e un debole richiamo alle origini contadine di quel casale oggi “finemente ristrutturato”. Il lavoro agricolo? Un optional.
“Dormire nell’orto”, la nuova guida di Altreconomia edizioni scardina questo paradigma: gli autori, Massimo Acanfora e Roberto Brioschi, sono andati a cercare luoghi di accoglienza differenti, dove si dorme e si mangia in modo “biodiverso”. L’aratro traccia il solco e questo libro lo difende.
Ne è nata una vera e propria guida per un turismo rurale, per dormire e mangiare in modo (bio)diverso. 250 occasioni di ospitalità rurale in realtà contadine, case con l’orto, bio-agriturismi familiari, b&b agricoli, fattorie sociali, agricamping, ostelli di campagna, parchi naturali, ecovillaggi.
Se ne è parlato al Coe – Centro orientamento educativo – di Barzio insieme a Duccio Facchini, redattore di Altreconomia, e Dino Ticli, docente di scienze in un liceo lecchese, scrittore e divulgatore scientifico. A seguire un buffet km 0 preparato dal Consorzio Agricolo Agrituristico Terrealte per alietare gli ospiti.
“Dormire nell’orto” è un progetto editoriale partecipato, nato e cresciuto in collaborazione con la Rete dei Semi Rurali e numerose altre associazioni, tra cui l’Associazione per l’agricoltura biodinamica (www.biodinamica.org) e la sezione italiana di Wwoof, che mette in contatto progetti rurali e volontari (www.wwoof.it).
Un lavoro collettivo il cui spirito è lo stesso delle centinaia di realtà che sono pronte ad aprire la loro porta non a “turisti” ma a persone, chiamarvi per nome e, seduti alla stessa tavola, gustare questo incontro.