Riassunto della puntata precedente: faceva caldo. Introduzione alla puntata odierna: continua a far caldo.
Anzi, sulle rive del Pioverna – Flegetonte, tanto per dirla alla nostra maniera, “al fa un colt de quai sort”, dove “colt” non è la pistola con cui ammazzeremmo volentieri le alte temperature.
E siccome uno più uno fa sempre e inequivocabilmente due, col senno di poi era logico vedere apparire tra le correnti del Flegetonte il barcaiolo Caronte, con il quale. Già da tempo (“Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare“) condividiamo una certezza: e cioè che “ol temp e il cu fan quel che vor lu”.
Sulle prime, a dire la verità, avevo pensato che il nuovo anticiclone africano fosse il risultato di una massiccia adesione all’invito a toccare ferro (e altro all’occorrenza) esteso la scorsa settimana alla famiglia leggente di VN; evidentemente, ho pensato, il seguito è stato pressoché universale con gli esiti che sappiamo.
Non deve esserci stata, invece, l’auspicata processione laica sulla ciclopedonale che, da quanto ho letto, la scorsa settimana ha sostituito anche l’ippovia, probabilmente chiusa per lavori, visto che cavalli e cavalieri hanno lasciato le loro tracce laddove non avrebbero dovuto.
Invece, la verità l’ha portata Caronte.“Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare” (cioè non rompete più), e amen.
Ma non è solo di questo che volevo parlare.
Ieri mattina ho fatto una “prestiva” scarpinata sino in Brioschi, incontrando anche qualcuno che stava allenandosi per il Giir di Mont con il quale, ovviamente, non ho potuto condividere nemmeno un piccolo tratto di sentiero.
Cosa che, invece, ho fatto con altre persone appartenenti alla razza “chi va piano va sano e va lontano e, soprattutto, riesce a guardarsi intorno” (e in bocca al lupo per quelli che gareggeranno a Premana domenica prossima!)
Con i primi due occasionali compagni di escursione abbiamo scollinato in Piancaformia; uno dei due, dopo essersi guardato attorno, mi rivolge lo sguardo e se ne esce con un “Certo che viviamo in posti davvero bellissimi”.
Dico la verità, non mi sarei fermato ad osservare l’orizzonte più di tanto: sono un valsasnat, ci sarò passato non so quante volte. Eppure quella frase era uscita così straordinariamente spontanea che mi ha costretto ad alzare gli occhi, trovare in basso il lago, a destra il Monte Croce e in fondo, da qualche parte, il resto del mondo.
Lasciati i due primi compagni al bivio con il sentiero che và in Bietti, ne ho trovati altri due proprio all’inizio del “geron”, sotto la Vetta.
Quattro parole di circostanza tanto per dimenticare la fatica di quegli ultimi metri e poi, una volta arrivati in cima, sento da uno di loro la stessa frase “Certo che viviamo davvero in posti bellissimi”.
E’ lì che ho pensato all’uno più uno che fa sempre due, e quel pensiero me lo sono portato appresso per tutta la discesa che, di solito, affronto piano per evitare problemi alle ginocchia.
Questa volta l’ho fatta adagio per guardarmi intorno.
Uno più uno fa sempre due.
Viviamo in posti davvero bellissimi.
Buona domenica.
Riccardo
Benedetti