IL DOMENICALE DI R.B./L’ERBA DEL VICINO (E QUELLA DI PARLASCO)



Fine settimana nella vicina Confederazione rossocrociata a cercare conferme sull’erba del vicino: è ancora sempre più verde?

Già, perché noi viviamo spesso con questo pensiero in testa, una fissazione, quasi un senso di inferiorità: gli altri, il Trentino, la Valle d’Aosta, la Svizzera, appunto. Tutti più bravi, tutto più bello. E, a proposito di bello, io ci aggiungo un bel “mah!”, tipo quello della rotonda.

In parte queste leggende sono storia vera; più che dalle leggende, però, dobbiamo cercare di uscire dai miti che negli anni ci siamo costruiti, perché basta guardarsi intorno per capire che, in molti casi, i “vicini dei vicini” siamo noi, e non altri.

Lo so, sto continuando a rompervi con la storia del “viviamo in posti bellissimi”, ma se uno domenica scorsa è andato sulle nostre montagne, ditemi voi cosa mai avrebbe potuto invidiare a Trentino – Svizzera – Austria e compagnia bella?

Se poi girate con un po’ di consapevolezza del dove siete e di cosa vi circonda, vi accorgerete che negli ultimi tempi molto è cambiato, a partire dal senso civico dei frequentatori delle nostre contrade.

Non dico che non troverete più qualche fazzoletto di carta o qualche lattina sparsa per i sentieri (l’educazione, purtroppo non è ancora diventata patrimonio dell’umanità), ma certamente, almeno questa è la mia percezione, abbiamo fatto passi da gigante in avanti.

Il colore dei prati, poi, lo decidono anche fattori sui quali, fortunatamente, non possiamo influire: il sole e la pioggia se ne fregano delle nostre speranze e giocano sempre d’anticipo.

E questo succede anche dai “vicini”.

Ragion per cui continuiamo a guardarci intorno per imparare, ovvio e naturale, ma con la consapevolezza di aver gettato definitivamente la veste dei parenti poveri che per troppo tempo ci siamo cuciti (molto spesso a sproposito) addosso.

Troppo ottimista? Forse, ma questa visione idilliaca della nostra erba forse deriva anche dal fatto che noi, sull’erba, ci sappiamo fare, e in questo caso il colore c’entra poco.

Penso che tutti abbiamo gioito per le affermazioni di Mattia Arrigoni e di Antonella Manzoni ai mondiali di sci d’erba che si sono conclusi da poco.

Bravi, bravi, bravi. E, se possibile, ancora di piu’.

Non penso di conoscere i genitori di Mattia, quelli di Antonella invece, sì.

Per cui, personalmente, vorrei dare una medaglia a papà Attilio, perché se tutti i papà fossero come lui non avremmo problemi a coltivare giovani che si appassionano allo sport, indipendentemente che poi diventino campioni.

L’esempio di Attilio, per fortuna, dalle nostre parti non è unico, ed è anche questo un motivo di orgoglio per la nostra Valle dove, a guardar bene, in certi giorni e in certe stagioni, certi prati di Parlasco trionfano con distacco sui prati della vicina Confederazione rossocrociata.

Buona domenica!

BENEDETTI TESTINA
Riccardo
Benedetti

 



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