Avete mai fatto il conto di quanti campanili ci sono in Valle?
Tranquilli, nemmeno io, ma possiamo essere tutti d’accordo che sono davvero tanti e che non corrispondono neppure alle chiese. E’ uno dei rari casi in cui, su scala planetaria, due più due non fa quattro, ma un numero dispari, visto che almeno in uno dei nostri borghi hanno sciaguratamente demolito una chiesa (bisognava allargare la strada…) ma lasciato indenne il campanile, peraltro salvato anche da un referendum.
Nella Valle dei Sassi succede anche questo, oltre ad un mucchio di altre cose, ovviamente.
Ogni campanile (anche quello solitario) è ovviamente dotato di campane che fanno il loro sacro e laico dovere: preannunciano le messe e scandiscono il trascorrere inesorabile del tempo.
In tempi lontani, se ricordate, le campane non erano soggette ad alcuna legge; a nessuno veniva in mente di misurarne i decibel, e se qualcuno prendeva casa sotto il campanile, beh, poteva pensarci prima, perché al curato (sì, anche allo stesso Scioor Curaat che portava i bambini a Lezzeno a piedi) nemmeno ol Scioor Sindech avrebbe osato chiedere di tener fermo il batacchio nelle ore notturne.
I tempi sono cambiati, in meglio o in peggio decidetelo voi, e talvolta i campanili sono come silenziose controfigure di ciò che erano una volta ed anche Fra’ Martino (universalmente riconosciuto come il più celebre dei campanari) rischierebbe oggi di essere un disoccupato che, per salvarsi, avrebbe una sola possibilità: chiedere i diritti sulla “sua” canzone.
“Bona – direbbe uno che conosco – e alora?”.
In effetti mi rendo conto di averla presa un po’ alla larga: il che, in tempi di discussione sulle rotonde è a volte inevitabile.
Sono andato a cercarmi una definizione del proverbio “L’unione fa la forza” e ho trovato questa: “Il detto vuole evidenziare che quando più persone o più elementi concorrono uniti nel volere la stessa cosa, tanto più facile è ottenerla e prende spunto dal simbolo di origine etrusca adottato dai Romani del fascio di verghe legate intorno ad una scure”.
Tralasciando Romani, Etruschi ed il loro fascio di verghe “legate intorno ad una scure”, risulta ben chiaro dove voglio arrivare.
In queste settimane, nel bene o nel male (saranno i posteri a dare l’ardua sentenza o faremo in tempo a riuscirci noi contemporanei?), i campanili sembrano essersi scatenati e l’Unione (che avrebbe dovuto fare ed essere una forza) di fatto ora è una “semi Unione”, tenuta in piedi da una regola cambiata all’ultimo secondo (ma questa è una tradizione fortemente radicata in tutto il nostro Bel Paese) con anche l’appoggio di chi forse se ne partirà in cerca di altre avventure.
Non entro nel merito dell’attualità “politica”: non ho seguito i consigli comunali, non conosco in modo approfondito le motivazioni delle parti in causa, non sono, in buona sostanza, nella posizione di poter criticare o lodare chicchessia.
Possiamo, però, prendere atto che si è trattato storicamente di un esperimento sbagliato?
All’inizio perché nato soprattutto come forza d’urto verso altri enti locali (chi c’era e conosce la storia lo sa bene) e non solo come risposta ad una esigenza sentita alla base; nel durante perché probabilmente non si è capito che così fatta e condotta l’Unione prima o poi sarebbe implosa; adesso, perché sarebbe stato bello, vista la situazione, che tutti i campanili si fossero guardati seriamente in faccia ed avessero cominciato a far suonare alle loro campane la stessa canzone.
Che è, poi, almeno a parere del vostro scrivano della domenica, un inno “ragionato” alla fusione mai prima d’ora eseguito sui palcoscenici delle nostre piazze.
Vi immaginate che concerto? Ricordate? “Quando più persone o più elementi concorrono uniti nel volere la stessa cosa, tanto più facile è ottenerla”.
Ecco il problema: siamo sicuri di “volere la stessa cosa” per il nostro futuro? Perché a parole tutti vi diranno di sì, ma poi scelgono di percorrere una sorta di “convergenza parallela” di democristiana memoria che aumenta la confusione nella stragrande maggioranza dei cittadini che non hanno ancora capito, dopo più di dieci anni, a cosa diavolo serva e/o sia servita l’Unione.
Attendiamo, senza patemi d’animo, ulteriori sviluppi.
Nel frattempo, buona domenica, e che, se non l’unione, almeno la Forza sia con tutti noi.
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