Eccoci un’altra volta a parlare dei nostri posti bellissimi.
Direte che sono fissato, e vi darei ragione se non fosse che stavolta ne parlerò con tre parole che, come potrete poi notare, sono effettivamente quattro.
Oggi a Introbio si celebra la Festa del Ringraziamento, un modo per stare insieme e per salutare la bella stagione che è alle spalle “ringraziandola” per essere stata indulgente con le attività legate all’agricoltura e alla pastorizia.
La più famosa Festa del Ringraziamento, come tutti ben sappiamo, è quella che nel calendario degli Stati Uniti si tiene verso fine novembre e durante la quale vengono massacrate e divorate quantità industriali di tacchini.
A dir la verità, la triste sorte del povero tacchino a stelle e strisce mi ha sempre incuriosito e allora sono andato a cercare lumi e scoperto che il simpatico (!?) gallinaceo fu importato in Europa dall’America centrale per poi venire introdotto nell’America Settentrionale dai padri pellegrini europei. Da emigrante a emigrato, insomma, facendo un giro piuttosto lungo del quale, fosse stato in grado di prevedere il futuro al forno, avrebbe volentieri fatto a meno.
Rivolto un pensiero doveroso ai milioni di tacchini che stanno per raggiungere il cortile eterno, mi chiedo: per quale motivo dobbiamo ringraziare – festeggiando – qualcuno o qualcosa?
Beh, ad esempio, grazie perché nella nostra Valle il verde è ancora quasi al suo posto; grazie perché dai nostri ruscelli scende ancora l’acqua; grazie perché certi colori che offre la Grigna (o il Pizzo, o il Legnone) quando il sole la sfiora nelle prime ore del mattino ti fanno sentire parte di un universo meraviglioso.
E ancora grazie perché se usciamo di casa troviamo dappertutto un sentiero sul quale avventurarci, qualche bella cascata, alpeggi di una bellezza straordinaria e orizzonti infiniti da guardare non appena il bosco finisce per lasciar posto all’erba o alle rocce.
Mi accorgo (voi no?) che in fondo non abbiamo ringraziato nessuno, solo quello che ci è stato dato e che troppo spesso tendiamo a sciupare.
Ed ecco il motivo per cui, dopo la giornata del ringraziamento, propongo di celebrare la Giornata delle Scuse, e nessuno vieta possa ospitare anch’essa un “rancio contadino” o “alpino”, come è buona tradizione dalle nostre parti.
In questa festa dovremmo chiedere scusa al nostro verde, perché lo mettiamo costantemente in pericolo; ai nostri ruscelli, perché non li curiamo e poi magari ci lamentiamo perché diventano un pericolo pubblico; alla Grigna stessa (ma anche al Pizzo o al Legnone, ovviamente) perché spesso lasciamo sui suoi sentieri i segni maleducati del nostro passaggio.
Scusa alla nostra Valle, perché in certi posti l’evoluzione della specie ha preso il sopravvento sul buon senso.
Non sono un “verde”, se è quello che state cominciando a pensare: non ho nulla, ad esempio, contro cacciatori e pescatori. Diciamo, piuttosto, che sono uno che si guarda attorno e si pone delle domande, ben sapendo che il lavoro è una grazia di Dio e che nei capannoni e nelle fabbriche si costruisce il futuro di centinaia di famiglie. Meno in certi brutti esempi che ancora spuntano qua e là, e perciò le domande restano mentre le risposte latitano.
Infine, per non farmi mancare proprio niente, vorrei che venisse istituita la giornata del “Per favore” (ecco le due parole che fanno quattro), anche questa con una bella dose di ottima cucina da campo al seguito.
Per favore, prima di toccare ancora i nostri posti bellissimi pensiamoci su una, due, dieci, cento, mille volte; per favore, prima di regalare il territorio ad altri facciamo il possibile per tenercelo stretto; per favore, non barattiamo la nostra acqua per trenta denari (o anche meno).
Ognuno di noi, ognuno di voi, avrà i suoi ringraziamenti da fare; siamo meno propensi a chiedere scusa, ma nel nostro essere valligiani e gente di montagna sappiamo trovare la forza per farlo, soprattutto se riguarda il posto dove siamo nati, il prato dove abbiamo giocato a pallone da piccoli, il bosco dove abbiamo trovato i primi funghi con il nonno, l’alpe dove abbiamo passato le nostre lunghe estati di vacanza, la vetta dove abbiamo riposato all’ombra di una croce.
Quindi, per favore, teniamo gli occhi aperti, perché non si tratta di salvaguardare la nostalgia del passato, o l’effimera storia del nostro breve presente, ma di tutelare il futuro delle generazioni che verranno.
Buona domenica e, per chi ci va, buona festa del Ringraziamento e buon “rancio contadino”.
> L’ARCHIVIO DELLA RUBRICA DOMENICALE