Celebriamo la vita, non la morte. Il giorno dei Defunti è impregnato di un sentimento religioso, nel quale l’affetto e i ricordi familiari si uniscono alla fede e alla speranza cristiana. Innanzitutto, diciamo che oggi celebriamo la vita, e non la morte! La religione cristiana non celebra il culto della morte, ma della vita. Tutto oggi ci parla di risurrezione e vita; e il riferimento omnipresente è la risurrezione di Gesù, alla quale il cristiano partecipa per la fede e i sacramenti. Perciò questo giorno di novembre non è una commemorazione che asseconda la tristezza nostalgica e la malinconia autunnale, con il rimpianto delle persone amate che ci hanno lasciato, ma un ricordo pieno di speranza che esprime e continua la comunione dei Santi celebrata ieri.
La morte è un dato di fatto che abbiamo sempre davanti agli occhi. La morte biologica, il suo lento annunciarsi nella malattia e nella vecchiaia, la sua presenza brutale negli incidenti e nelle catastrofi, e la sua manifestazione in tutto quello che è negazione della vita, a causa della violazione della dignità e dei diritti della persona, costituisce il più sentito dei problemi umani, il massimo enigma della vita umana.
La filosofia, le scienze umane e la storia delle religioni hanno dato, da sempre risposte più o meno convincenti all’interrogativo della morte, formulato con questo dilemma basilare: la morte è una fine o un inizio? Ci aspetta un’altra vita o il nulla? Sopravviviamo o siamo annientati? Alla fine del cammino c’è Dio o il vuoto più assoluto?
E allora che senso ha la vita? Gesù Risorto è la risposta migliore e l’unica valida all’interrogativo sulla morte.
Oggi è il giorno di vivere gioiosamente la nostra speranza cristiana e di proclamare con fermezza l’articolo di fede del Credo: “Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”.
Don Graziano vicario parrocchiale
2 novembre 2015 – Commemorazione di tutti i fedeli defunti