BARZIO – “Dobbiamo superare l’idea di enti locali come li conosciamo oggi perché dal punto di vista economico ed organizzativo non sono più sostenibili” così Daniele Nava in visita ai sindaci della Comunità montana della Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera, presenti per conoscere quale sorte attende i nostri territori.
“Regione Lombardia non può trovare soluzioni alle decisioni prese a livello nazionale, ma possiamo finanziare o partecipare ai progetti che riteniamo validi in questo percorso di riordino degli enti” prosegue il sottosegretario regionale. “Comuni, aree vaste, comunità montane, bacini, parchi, consorzi… spesso ci sono troppe istituzioni ad occuparsi dello stesso tema. Anche le comunità montane saranno quindi coinvolte nel riordino, ma non spariranno: la Regione ha infatti scelto di mantenerle proprio per la loro specificità territoriale e perché hanno dimostrato dinamicità e capacità di progettare”.
E su gestioni associate, unioni e fusioni la posizione di Daniele Nava è chiara, forte anche delle ultime decisioni del Consiglio regionale che premia anche economicamente le realtà che si uniscono. “Regione Lombardia sosterrà quelle realtà che seguiranno un percorso di fusione che possa dimostrare efficientamento e risparmio. La legge di stabilità assicurerà una proroga alle gestioni associate, che spesso hanno portato più svantaggi che vantaggi; unioni e fusioni non sono però la panacea a tutti i mali, e vanno realizzate con criterio”.
Nello specifico valsassinese intanto si lavora per portare l’unione dei comuni della Valvarrone ad una fusione, dunque a un comune unico. A tal proposito Regione Lombardia è disponibile a lavorare insieme agli amministratori locali e già a gennaio un tavolo preparerà un progetto di legge regionale per il riordino degli enti che sarà pronto entro l’estate. Questi studi comprenderanno anche proposte per unire i comuni della Valsassina: “La strada da percorrere è questa, ma il riordino va accompagnato da un serio percorso di convincimento che coinvolga i cittadini, – conclude Nava – spetta infatti a loro, col referendum, l’ultima parola. Va colta l’opportunità di poter agire in questo senso nei comuni e nelle comunità montane prima che intervenga una legge dello Stato che non potrà più accogliere le istanze di ognuno”.