Anch’io, come tutti i bimbi valsassinesi, attendevo in cima alla Grigna il momento giusto per scendere in Valle. Quel momento è arrivato non molto tempo fa e la cicogna mi ha portata a casa di Giuditta e Michele.
Da quel momento in poi, non sono mancate le coccole, le carezze e i baci, tantissimi baci che hanno riempito il mio cuore e che ho sempre ricambiato, anche da molto piccolina con un dolce sorriso.
Un giorno, mamma e papà mi hanno portato lontano, in un posto molto grande pieno di persone che mi sorridevano e allo stesso tempo mi facevano delle cose diverse del solito. Qualcuno mi faceva delle punture, un altro mi toccava la pancia, un altro ancora mi guardava occhi e orecchie con degli strani apparecchi.
La mamma era un po’ triste, si notava dal suo sguardo, ma non ha mai smesso di sorridere. Le carezze nei miei confronti sono diventate molte ma molte di più che prima, e tutti mi chiamavano per nome e mi davano tanti bacini.
Non capivo cosa dicessero, parlavano tutti in un modo strano e mi portavano sempre più spesso in quel posto grande e pieno di persone vestite di bianco.
Un giorno, la faccia un po’ triste di mia mamma è diventata raggiante come il sole che illumina le montagne, e il suo sorriso è tornato quello di prima. Aveva appena parlato con uno dei quei signori vestiti di bianco in quel posto strano e pieno di gente. Il signore aveva detto qualcosa a mia mamma che l’aveva resa felice.
Da quel giorno in poi, la mamma mi ha stretto sempre più forte tra le sue braccia, e mi ha dato tantissimi ma tantissimi bacini. Non ho mai smesso di sorridere, mi viene naturale, anche se devo dirlo, ho capito che più sorridevo, più coccole mi facevano e per questo lo facevo spesso.
Poi, è successo qualcosa di molto bello. Una sera di estate siamo andati in una piazza, quella del paese dove la cicogna mi ha portato, Introbio. C’era moltissima gente, facevano tanto rumore, ma a un certo punto, una di quelle persone prese un microfono (una specie di apparecchio che fa aumentare di molto il suono della voce) e iniziò a raccontare una favola.
Parlava di un posto magico, con un nome strano: il mondo di Rett. In quel posto regnavano la pace, l’amore e l’amicizia e da poco, in quel magico mondo era nata una bambina, anzi, era stata la cicogna ad averla portata proprio come me.
Mentre la signora leggeva la storia in piazza, circondata da tanti bimbi e da molti adulti, in tanti piangevano, altri sorridevano e mia mamma mi stringeva a sè con forza.
Quella non è stata l’unica sera dell’estate dove le persone si sono radunate a parlare del mondo di Rett. In tutti i paesi della Valle, le persone si sono messe insieme a cantare, ballare, ad ascoltare musica o semplicemente a chiacchierare sul mondo di Rett e così facendo, sono riuscite a mettere insieme tante monetine che servono, dice mia mamma, ad aiutare “la ricerca”.
Si, questa è una di quelle parole che ho sentito dire a molti in questi mesi e che non riesco a spiegare. “La ricerca” però mi dovrebbe aiutare e grazie a quella in poco tempo potrei anch’io leggere storie e ascoltare musica insieme ad altri bimbi, sempre sorridendo, anche di proposito. Perchè, sapete una cosa? A me piacciono le coccole e più sorrido, come ho già detto… più la gente me le fa….
Questa è la mia favola, mi chiamo Margherita e un giorno, non molto lontano, anch’io sarò in una piazza piena di gente, con un microfono in mano, quell’aggeggio che ti aiuta ad avere più voce, a leggervi questa storia… Questa è una promessa che manterrò e lo farò anche grazie alle vostre coccole, le vostre carezze e la vostra voglia di aiutarmi…
Grazie a tutti per stare vicino a me e ai miei genitori… tutti insieme riusciremo a fare di questa missione di vita una realtà radiosa come il sole che bagna tutti i giorni le cime delle nostre montagne.
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Il racconto di Margherita è stato raccolto da Fernando Manzoni
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