INTROBIO – “Determinazione, attenzione, silenzio”. Tre stati dell’essere coristi, dell’essere cristiani, del diventare cittadini consapevoli e partecipi dell’oggi (e come dice don L. Ciotti, anche dell’essere montanari). Quando la cultura colta e quella popolare si fondono per dare vita a un’elevazione spirituale ed artistica, si propongono momenti importanti, anche per le valli, dove forse questo delicato processo avviene meno. Il concerto di domenica sera a Introbio né è stato un interessante esempio.
Nel programma del concerto c’è stato un vero e proprio girotondo di culture, interpretato dai due cori partecipanti, la “Schola Cantorum S. Antonio Abate” di Introbio (diretta da Maria Grazia Riva) e le “Voci del Tempo” di Cortenova (diretti da Massimo Gilardoni). La prima formazione corale ha aperto la serata “in cammino”, un gesto significativo, pochi passi nella navata centrale e poi, dietro l’altare, una serie di brani di assoluta rilevanza storica, che dal tardo barocco sacro arrivavano a tempi più recenti, senza mai lasciare il repertorio che caratterizza il loro percorso di studio. Voci per lo più introbiesi, che la direttrice educa con raffinatezza e passione. Poi l’entrata del coro di Cortenova ha ampliato la veduta geografica del tema natalizio, sempre in veste sacra, ma sconfinando nelle diverse culture e interpretando ritmi d’altre terre, anche con l’ausilio di un leggero ma gradito accompagnamento ritmico.
Il coro si è esibito accompagnato dal conosciuto e stimato M° Franco Zapelli, che tra le numerose attività musicali si è distinto per aver fondato e diretto i Vous de la Valgranda di Ballabio. La serata di domenica è stata introdotta dal giovane ma già amato don Marco Mauri, che ringraziando i cori ha voluto ricordare l’indimenticabile don Cesare, al quale è stato dedicato il concerto. Il momento musicale introbiese delle feste natalizie è ormai un appuntamento tradizionale, ma tutti ci auguriamo che i cori valsassinesi a voci miste siano sempre più presenti sui programmi culturali, anche visto l’ampio gradimento del pubblico. Immancabile il momento finale, coi due cori uniti nel canto dell’Adeste Fideles, per la loro gente, in un’emozione spirituale di buon augurio.
Michele Casadio