IL DOMENICALE DI R.B./LE LACRIME IN BIANCO E NERO



“Non c’è che da sperare nell’intervento del nuovo
sacerdote parroco don Bruno Maggioni”

(dalla prima lettera di Edoardo Stucchi agli Alto Valsassinesi)

 

Premessa: non ho il piacere di conoscere il nuovo Scioor Curaat di Casargo-Margno-Crandola. Apprendo dalle cronache della sua simpatia, della capacità di coinvolgere, del suo essere in qualche modo “diverso dagli altri” tanto da far notizia spesso e volentieri.

DON BRUNO INSEDIAMENTOAllo stesso tempo, sono sicuro che la sua missione non è quella di attirare i turisti in Alta Valle (o altrove) e credo che, pur come detto non conoscendolo, possa essere d’accordo con me.

Ciò dovutamente precisato, passiamo alle questioni terrene sull’eterna questione del turismo e suoi derivati.

C’era una volta lo Sporting, ma c’erano una volta anche il White World e il Clubino; e un paio di volte fa c’erano anche le terme di Tartavalle e quelle di Introbio; tre volte fa, invece, c’erano le famiglie più ricche della Lombardia e d’Italia che trascorrevano le vacanze respirando l’aria delle nostre contrade.

C’erano una volta i tanti alberghi di Taceno, i negozi di alimentari in tutti i paesi frazioni comprese; i pub si chiamavano osterie e qualche osteria si chiamava “trani”; si giocava a carte assieme agli amici e non ci si rimbambiva da soli davanti a quei robot mangiasoldi che spesso, purtroppo, si portano via anche dignità e vita.

C’erano una volta i prati che oggi non ci sono più; c’erano le “fusine” oggi diventate stabilimenti più grandi di paesi.

pioverna pista (3)C’era una volta la provinciale non asfaltata e la corriera impolverata; la Pioverna andava e veniva a suo piacimento e la gente mangiava biologico a sua insaputa quello che coltivava nell’orto e allevava nei “poler”.

Questo è quello che c’era. E non c’è più.

Poi è arrivato dell’altro che ha vissuto i suoi bei tempi e si è consumato fino a spegnersi o, nel migliore dei casi, a continuare a sopravvivere come un lumicino.

Alle Betulle c’era sempre la neve, a Paglio lo skilift; non passava inverno senza che si potesse scendere, sci ai piedi, dal Cimone a  Margno. Arrivavano i campioni per il Memorial Burini e per quattro giorni sembrava di essere al centro dell’universo e dall’altra parte, tanto per non farci mancare proprio niente, c’era la Settimana Internazionale del Fondo

La funivia era presa d’assalto, le luci delle seconde case nei weekend erano sempre accese, il bar della funivia (oltre allo Sporting) era crocevia di mille incontri e di mille storie.

Potrei andare avanti ancora per un bel po’ con questa litania di memorie, anzi, questa inutile litania di memorie.

Non lo faccio, ve lo risparmio, e vengo al presente.

In Alta Valle abbiamo assistito in questi ultimi dieci anni ad una presa di coscienza da parte di chi opera nel settore dell’accoglienza (e non solo) sfociata nel grande e importante lavoro dell’Agenzia Turistica, la quale, addirittura, sulla scia dell’esperienza e delle opportunità che poteva cogliere, ha deciso di estendersi a tutta la Valle, anzi, a tutte le “Montagne del lago di Como”, tanto per essere precisi.

Un progetto ambizioso che ancora non ha dispiegato tutta la sua potenzialità ma che ha in sé le giuste premesse per poter realizzare quello che da sempre il territorio chiede: unità di intenti verso un obiettivo comune. E scusate se è poco.

LINEE BLU MARGNO verticalE dalla stessa parte devono starci gli amministratori: finiti i tempi del soldo facile, oggi combattono contro leggi che anche se puoi ti impediscono di spendere, e così, loro malgrado, non sanno più da che parte girarsi per fare quattro soldi. Poi, magari, dipingono per terra, molto controvoglia, antipatiche strisce blu.

Ma spesso (vorrei dire sempre ma preferisco essere prudente) ai privati, alle associazioni, a chi lavora per far crescere il tessuto economico e sociale di un territorio serve più sentirsi appoggiato, incoraggiato e, soprattutto, non ostacolato piuttosto che qualche centinaia di euro di contributo.

Non c’era una volta la pista ciclabile; non c’era una volta l’Antico a Premana, il Malamute Day a Giumello, lo Stafffeste, le corse in montagna e quelle in bici; non c’erano il Nameless, il Country e l’Olistico; le ciaspolate al chiaro di luna, le rievocazioni del Lasco, la festa dei cacciatori, la Sagra dei Territori, i Sapori di Moggio.

Non c’era così tanta gente che frequentava la montagna in tutte le stagioni dell’anno; Bobbio era una mezza stazione ed oggi è una delle più importanti della regione perché qualcuno ha investito e qualcun altro ha capito che bisognava lasciar fare.

Come avrete capito il Benedetti il bicchiere lo vede mezzo pieno.

Il passato è sicuramente una fonte inesauribile di struggente nostalgia, ma preferisco stare dalla parte di chi sostiene di essere interessato molto al futuro perché è lì che passeremo il resto della nostra vita, e nella nostra Valle, fortunatamente, da questo lato della strada c’è molta più gente di quanta pensiamo.

Già, perché il futuro non lo si costruisce versando lacrime su fotografie in bianco e nero.

Buona domenica (e buon anno!).

BENEDETTI TESTINARiccardo
Benedetti
 .
P.S.:  ovviamente, dovessimo beneficiare di altro tipo di interventi che coinvolgono la sfera di pertinenza dei Don Bruno, li accetteremmo molto volentieri..
.

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