MILANO – In un anno la superficie boscata della Lombardia è cresciuta dello 0,25%: sono quindi 624 gli ettari a disposizione di ogni lombardo; l’incremento di massa legnosa in un anno equivale a tante cataste quanti 11 Duomi di Milano: ma solo due di queste sono state tagliate; quasi l’80% del bosco regionale è situato nelle aree montane, contro il 13,2% in fascia collinare e il 7,6% in pianura.
Sono alcuni dei dati che si possono ricavare dall’attenta lettura del Rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia nel 2014: “sono particolarmente orgogliosa – dichiara la presidente ERSAF Elisabetta Parravicini– che ERSAF possa presentare per l’ottavo anno consecutivo questo rapporto, perché prima ancora degli elementi contenuti, il valore di fondo di questi documenti è la continuità dei dati, con la possibilità di confronti e di valutazioni. Le modifiche alla l.r. 31/2008 apportate nel 2014 hanno affidato a ERSAF il compito di redigere annualmente questo Rapporto, consolidando un’attività che già l’Ente svolgeva da sette anni su incarico della D.G. Agricoltura. Da allora, il lavoro ha seguito una linea rigorosa di raccolta di dati e informazioni ragionati sempre crescenti, anche se c’è ancora molta strada da fare per far diventare questo strumento un vero e proprio compendio statistico delle foreste lombarde. E’ l’impegno che mi assumo personalmente – ha concluso Parravicini ? anche perché altre Regioni hanno abbandonato dopo poco tempo analoghe preziose iniziative”.
Nella sua introduzione al rapporto, l’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia Gianni Fava rileva come “la superficie forestale continua a crescere e con essa aumenta la possibilità di utilizzare il legname lombardo. Oggi in Lombardia viene tagliato circa il 20% dell’incremento legnoso annuo, in linea con la media nazionale. Questo dato concede nuove opportunità di crescita per la filiera, in quanto – almeno in linea teorica – indica che si potrebbero quintuplicare le utilizzazioni forestali senza intaccare il ‘capitale’ boschivo”. Fava sottolinea inoltre “la forte e costante diminuzione degli infortuni legati alle attività forestali, con un trend che, in verità, ha caratterizzato in particolare proprio gli ultimi anni. Il lavoro in bosco è – mediamente – molto pericoloso e gli sforzi che Regione Lombardia ed ERSAF hanno fatto nell’ultimo decennio per l’attività di formazione e di informazione nei confronti delle imprese boschive hanno dato i loro frutti”.
Ecco i dati più significativi contenuti nel rapporto:
Quanto è esteso il bosco lombardo?
La superficie boscata regionale al 31 dicembre 2014 è stimata in 624.383 ettari, con un aumento di 1.572 ettari rispetto all’anno precedente (+ 0,25%). Ciò conferma la Lombardia al 3° posto tra le regioni italiane, con il 7% del bosco nazionale.
L’aumento del numero dei lombardi, peraltro, seppur continuo, è stato decisamente più contenuto rispetto alle precedenti annualità (10.002.615 unità, +0,29% dal 2013) determinando una sostanziale stazionarietà della superficie disponibile pro capite: nel 2014 ogni residente in Lombardia ha avuto a disposizione 624 mq di foresta.
L’incremento della superficie rispetto al 2013 si deve in primo luogo al noto fenomeno di espansione naturale, cui fa riscontro la diminuzione di superficie dei pascoli e dei prati, e in secondo luogo all’aumento dei boschi di origine artificiale, con un numero maggiore di ettari collaudati rispetto allo scorso anno, e per contro un valore contenuto di boschi trasformati. Rispetto al 2007, quando la superficie boscata era di 617.121 ha, l’aumento è complessivamente del 1,18% (in media + 0,15 annuo).
Le zone montuose sono caratterizzate dalla maggior crescita (+776 ettari, 49%), seguite dalle zone di pianura (+523 ettari, 33,3%), mentre in quelle collinari l’aumento è di poco inferiore a quello registrato nel 2013 (+273 ettari, 17,3%).
La distribuzione complessiva del bosco nelle tre zone altimetriche ISTAT conferma la ripartizione riscontrata lo scorso anno: il 79,2% del bosco regionale è situato nelle aree montane, dove la copertura boschiva raggiunge i 494.729 ettari, in fascia collinare troviamo il 13,2% di copertura forestale, corrispondente a 82.272 ettari, mentre il bosco di pianura, esteso su 47.382 ettari, rappresenta il 7,6%.
Come viene “usato” il bosco?
Da un punto di vista commerciale, il volume complessivo (fusto e rami grossi) delle foreste lombarde è pari a oltre 105 milioni di mc (che diventano 108 milioni di mc se si considerano anche i pioppeti), con un incremento pari a 3,1 milioni di mc/anno, ovvero 5 mc/ha/anno. Si tratta di una catasta di legna pari a 4,8 metri steri (unità di misura che considera il volume comprensivo degli spazi vuoti fra un tronco e l’altro). Tradotto in un’immagine, significa che nel 2014 la massa legnosa prodotta da tutte le foreste lombarde equivale a 11 cataste grandi ciascuna come il Duomo di Milano.
Nel 2014 in Lombardia è stata chiesta l’autorizzazione per il taglio di 578.438 mc di legna (-6,3% rispetto all’anno precedente, a causa probabilmente dell’inverno mite, che ha fatto risparmiare legna già tagliata). Diminuisce di parecchio il taglio di bosco ceduo (robinia, carpino, castagno, faggio…), In sostanza, si sono tagliati solo due cataste grandi come il Duomo di Milano. Il margine per il taglio, senza intaccare il “patrimonio” è ancora quindi considerevolissimo. Del resto sul mercato lombardo giungono annualmente ingenti quantità di legna da ardere e di legname da mercati che sono in grado di offrire prezzi competitivi in relazione alle condizioni più favorevoli dei loro boschi, mentre in molte vallate lombarde la raccolta del legno è ancora disincentivata dai costi di taglio ed esbosco, anche per la carenza di piste forestali adeguate. Dove tuttavia le caratteristiche dei boschi lo permettono, il taglio del legname è una attività remunerativa; lo conferma il fatto che l’89% della massa legnosa richiesta al taglio nel 2014 è stata utilizzata senza alcun incentivo pubblico, che pure in qualche caso non manca.
A cosa è destinato questo legname? Tolto un 3% inutilizzabile, il 77% va ad usi energetici e cioè diventa legna da ardere, (a sua volta per il 60% destinata all’autoconsumo), mentre il 20% è legname da lavoro, o altri usi industriali. In particolare il ceduo va tutto per usi energetici, mentre la fustaia, al contrario, vede un utilizzo del 72% come legname da lavoro.
Il bosco nelle province lombarde: i due terzi tra Brescia, Sondrio e Bergamo
In Lombardia le province con le maggiori estensioni forestali sono quelle di Brescia, Sondrio e Bergamo, le quali da sole ricomprendono circa i due terzi dei boschi regionali. Brescia, con gli attuali 170.502 ettari di boschi, è la provincia più boscata, con un valore decisamente superiore alle altre. Le province con le minori estensioni boschive sono principalmente quelle di pianura, ovvero (in ordine crescente): Lodi, Mantova, Monza-Brianza, Cremona e Milano. Oltre il 60% dei boschi di pianura è localizzato nelle sole tre province di Milano, Pavia e Varese, mentre più variegata è la distribuzione del bosco collinare.
L’andamento annuale della superficie boscata vede un bilancio positivo per tutte le province, favorito anche dai pochi ettari trasformati. Lodi e Monza-Brianza sono ancora le province con le minori oscillazioni, mentre tutte le altre mostrano una certa variabilità, seppur con dinamiche differenti. Il maggior aumento si rileva nelle province di Pavia e Brescia, in entrambi i casi dovuto principalmente all’avanzata del bosco di origine naturale, ma con un apporto considerevole, per Pavia, anche dai nuovi impianti.
La variazione annuale non ha modificato sostanzialmente l’indice di boscosità delle diverse province. Lecco è l’unica fra le dodici province ad avere più della metà del proprio territorio ricoperto da boschi, seguita da Como che raggiunge il 49,8%. Anche Varese e Bergamo hanno indici sostenuti, superiori al 40% mentre Brescia raggiunge solo il 35%. Quest’ultima provincia infatti oltre a possedere la maggior quantità di boschi in valore assoluto è anche quella con la maggior superficie territoriale, fattore che ne riduce in proporzione la rappresentatività. In fondo alla lista troviamo le tre province di pianura di Mantova, Cremona e Lodi.
Quale tipo di bosco?
Per capire di quali alberi sono composti i boschi lombardi, servono dati aggiornati e completi. Quest’anno, grazie alla redazione della nuova Carta Forestale della Lombardia (ottenuta dalla composizione di tutte le carte delle tipologie forestali prodotte con i Piani di Indirizzo Forestale previsti dalla normativa lombarda) è stato fatto un importante passo in questa direzione. La superficie forestale ricompresa nella Carta ha raggiunto oggi il 76 % del bosco totale regionale e permette di una lettura più approfondita rispetto alla Carta Forestale precedente, che era basata su un modello statistico.
Le faggete si confermano al primo posto tra i boschi lombardi (13,1%), seguiti da vicino dai castagneti (12,9%) e dagli orno-ostrieti (i carpini, 12,8%). Più staccate le peccete (11,7%) e via via le selve composte da altre specie, che ovviamente si distribuiscono in maniera diversa tra montagna, collina e pianura. Ad esempio, querco-carpineti e carpineti hanno la maggior presenza in pianura, mentre conifere, faggi e betulle sono presenti principalmente in montagna. La collina presenta maggior varietà.
Quanti alberi? E quanto sono grossi?
Dall’elaborazione dei dati (che in questo caso fanno riferimento al Secondo Inventario Forestale Nazionale del Corpo Forestale dello Stato) risulta che in Lombardia:
– sono presenti 718 milioni di alberi.
– il volume mercantile complessivo (fusto e rami grossi) è pari a oltre 105 milioni di mc (che diventano 108 milioni di mc se si considerano anche i pioppeti).
– l’incremento corrente è pari a 3,1 milioni di mc/anno, ovvero 5 mc/ha/anno.
– le specie più consistenti (in termini volumetrici) sono l’abete rosso (24,5%), il castagno (15,7%), il larice (12,0%) e il faggio (9,4%).
– la specie numericamente più rappresentativa è il carpino nero, con oltre 100 milioni di individui.
– il più alto volume medio per individuo è stato attribuito alla farnia, con 0,53 mc/pianta.
– tra le conifere il massimo volume medio è stato registrato per l’abete bianco, con 0,47 mc/pianta.
– la robinia, specie di forte interesse per le utilizzazioni in Lombardia, è presente sul territorio regionale con quasi 34 milioni di individui e un volume di 2,7 milioni di mc. Il volume medio per individuo si assesta intorno agli 0,08 mc. L’incremento corrente stimato per la robinia è praticamente identico alla massa richiesta al taglio negli ultimi anni e pari a circa 110.000 mc/anno.
TUTTO IL RAPPORTO è scaricabile all’indirizzo http://www.ersaf.lombardia.it/RapportoStatoForeste/