Possa tu costruire una scala verso le stelle
E salirne ogni gradino
Possa tu restare per sempre giovane
Per sempre giovane per sempre giovane
Possa tu restare per sempre giovane
(Forever Young – Bob Dylan – 1974)
La notizia che più mi ha colpito nella settimana appena trascorsa è stata quella della supernova brillante come 570 miliardi del nostro vecchio Sole che, se confrontato con una tale potenza di fuoco inimmaginabile, fa un po’ la magra figura di un falò di Sant’Antonio naufrago su una zattera fiammeggiante alla deriva nell’Universo.
Come vi ho già detto qualche tempo fa, ho l’abitudine, prima di andare a dormire, di dare un’occhiata al cielo dove, oltre all’aereo delle 23.30 (grazie a chi mi ha indicato il sito flightradar!), una carovana di miliardi di luci è lì a ricordarci che l’umanità è un granello di polvere con tutto ciò che ne consegue.
E la supernova che brilla come 570 miliardi di soli, se ancora qualcuno avesse avuto dei dubbi, è un ulteriore dimostrazione che siamo circondati da misteri che è anche bello rimangano tali, e tanti auguri a chi dedica la propria vita a cercare di trovare una spiegazione umanamente comprensibile.
E, a proposito di umanità, vi confesso che a me piace osservare quella che mi circonda.
Qualche volta mi ritrovo seduto su una panca in un centro commerciale (un’altra volta vi spiegherò il perché proprio nel centro commerciale, ma c’entrano negozi che vendono articoli che non indosso al di fuori dei quali trascorro del tempo libero tra una compera e l’altra) a guardare chi passa cercando di capire se quale storia porta con sé, quali pensieri, cosa le piace e cosa non le piace.
Se ha letto la notizia della Supernova, se gli interessa, se qualche volta guarda le stelle o l’aereo delle 23.30. Oppure va a pescare o, insomma, va a fare tutto quello che diavolo vuole fare.
Forse guardo gli altri per vedere se in loro scorgo qualcosa di me stesso, ma su questa teoria capisco che avrei bisogno il sostegno di uno psicologo e non è materia per un domenicale, anche un po’ diverso come questo.
Gli eventi naturali che non riesco a comprendere, come avrete capito, mi mandano in confusione e lasciano dietro di loro una scia di domande senza risposte che genera un’onda di dubbi che non trova un porto di certezze dove andare a rifugiarsi.
E’ l’immensità, ragazzi, che ci gira intorno, ci lascia respirare per qualche attimo e poi torna prepotente a ricordarci che siamo riscaldati da un falò mentre tutto il resto è incommensurabilmente grande.
E mi consolo pensando che tutti stiamo ballando intorno a questo fuoco, comprese le tante persone che mi passano davanti al centro commerciale e che osservo facendo lavorare l’immaginazione.
Un giorno o l’altro, e capiterà di sicuro, qualcuno, sentendosi troppo osservato, verrà a domandarmi una cosa tipo “vanzet vergott?”, che per i tedeschi non significa niente mentre per i valsasnatt contiene il concetto di almeno una mezza supernova di fatti gli affari tuoi.
Vedremo.
Nel frattempo sapete cosa succede di solito alla fine della storia?
Succede che quando si torna a casa ci si imbatte nello specchio e si incontra un tipo che si crede di conoscere, con il quale si cerca di fare il gioco del centro commerciale.
Com’è vestito, che scarpe porta, ha il cappello?, che storia si porta nello zaino dell’età, e via di seguito.
Lui, però, non ci casca e cerca di chiederti se “avanzi qualcosa”, e tu non riesci a rispondere; vorrebbe parlarti ma non lo ascolti; vorrebbe essere diverso ma è costretto a fare quello che tu lo costringi a fare.
Fino a quando capisci chi hai di fronte.
E spegni la luce.
Buona domenica.
Riccardo
Benedetti
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