Un singolo fiocco di neve
Può piegare una foglia di bambù
(Proverbio cinese)
All’inizio erano quattro gatti e suscitavano più che altro curiosità, sorrisi compiacenti e, nemmeno tanto sotto sotto, ironici.
Arrivavano, noleggiavano sci e scarponi e, senza una minima cognizione di causa (ma nemmeno di effetto) si lanciavano alla Bruce Lee giù per le piste. Fossero stati giapponesi sarebbero partiti gridando “banzai”, siccome invece erano dell’altra sponda (del mare!) lo facevano silenziosamente tra la preoccupazione degli addetti ai lavori e con risultati spesso devastanti per la pista, per gli altri sciatori e per loro stessi.
In pochi, all’epoca, immaginarono che quei turisti in apparenza (ma anche in sostanza) del tutto fuori posto, potessero essere l’avanguardia di un piccolo esercito che di lì a pochi anni, ai Piani di Bobbio, avrebbe addirittura organizzato una propria gara.
Sì, perché da quattro gli sciatori cinesi sono diventati cinquanta, poi cento e adesso diverse centinaia e il traguardo del migliaio è solo questione di tempo e, soprattutto, visto che parliamo di un miliardo e mezzo di persone, di spazio.
Si danno appuntamento all’alba a Milano, salgono sulla loro confortevole corriera e raggiungono le nostre piste dove sono cresciuti anche tecnicamente tanto, come detto, da arrivare a sfidarsi tra i pali, cosa che è successa proprio ieri.
Certo, continuano a imperversare i principianti assoluti, ma dobbiamo prendere atto di una crescita complessiva del movimento sciistico della Cina che, il prossimo mese, parteciperà con una sua squadra nazionale alle finali di Coppa del Mondo di sci alpinismo.
Qualcuno l’ha definita la “mina vagante” della manifestazione, e non dobbiamo fare fatica a crederci: dovesse esplodere, le potenzialità di un turismo invernale cinese dalle nostre parti sarebbero inimmaginabili.
Ho girato un po’ per il web e preso atto che a casa loro hanno circa 170 stazioni sciistiche, la maggior parte nel nord est del paese, e, stando a quello che scrive chi c’è stato, “sciare in Cina è un’esperienza culturale incredibile”. Non ho approfondito, ma ci credo. La nostra (parlo di esperienza sulla neve) finisce solitamente per essere culinaria e, da quel che ho potuto vedere, anche loro si stanno rapidamente adattando.
Poi ho scoperto che ad Harbin, il maggior centro di sport invernali situato in quel nord est di cui sopra, stanno costruendo il più grande impianto al mondo indoor per la pratica dello sci (dovrebbe essere inaugurato nel 2017).
Costerà intorno ai 3 miliardi e mezzo di dollari e gli appassionati potranno cimentarsi lanciandosi su diverse piste che avranno un dislivello massimo di 100 metri; dicono che, una volta realizzato, questo progetto potrebbe attirare 20 milioni di visitatori all’anno creando più di 10.000 posti di lavoro.
Chiaramente sui numeri partono decisamente avvantaggiati perché la città ha di per sé 10 milioni di abitanti (mica i cinquemila del minimo sindacale proposto per i nostri villaggi), ma il tutto è egualmente impressionante e non può non farci pensare.
Già, pensare.
Pensare che dopo una gara ne verrà un’altra, che le confortevoli corriere si potrebbero moltiplicare, che a qualcuno di loro verrà in mente di comprare un appartamento, dove magari si troverà bene, e allora ne arriveranno altri e l’ingranaggio (seppure non simile a quello di settimana scorsa) inizierà a muoversi con noi in mezzo.
Ecco, ci siamo.
Noi.
Ma in mezzo a cosa?
Ieri a Bobbio, tra molte persone importanti ed influenti, era presente anche un ex senatore cinese che ad Expo 2015 ricopriva il ruolo di referente per il padiglione della China Corporation, il che significa tutti i marchi industriali di quel Paese.
Era qui a guardarsi intorno, a capire la zona, ad osservare – come loro costume – per imparare e, possibilmente, fare meglio.
E noi, non per nostro merito e quasi per caso, ci troviamo in mezzo a questo slalom tra turisti e opportunità, tra il saper guardare lontano e il rinchiudersi dietro comprensibili timori.
Loro, comunque la pensiamo, sono tra noi, e non è un caso da X-Files.
Per cui ci tocca un compito universalmente ritenuto ai limiti dell’impossibile: restare padroni di casa nostra e, nello stesso tempo, non rischiare di perdere qualche treno che potrebbe aiutare un territorio a crescere.
E a non ironizzare più quando vede un cinese sugli sci.
Buona domenica.
Riccardo
Benedetti
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