BALLABIO – Era un uggioso pomeriggio quel 24 febbraio 2006 quando in un tripudio di tricolori, ombrelli e telecamere le massime autorità locali tagliarono il nastro della SS36DIR, quella che per tutti era l’attesissima “Nuova Lecco-Ballabio“.
Una strada da ormai 40 anni necessaria per l’economia della città di Lecco ma soprattutto per quella valsassinese, per i mezzi pesanti dell’industria del centro valle e per i turisti dello sci o delle passeggiate primaverili. Una strada il cui ritardo ha portato interi rioni della Lecco alta a riunirsi in comitati e protestare stendendo lenzuola bianche destinate ad annerirsi per l’inquinamento.
Una promessa lungamente non mantenuta, fino a che a segnare una svolta e chiedere un ultimo sforzo ai cittadini lecchesi e valsassinesi non arrivò un tabellone con il conto alla rovescia, e finalmente quel 24 febbraio 2006 il momento storico.
Strada bagnata strada fortunata, si disse con gli occhi al cielo. Senonché nello stesso pomeriggio che accolse politici e curiosi sotto la volta della galleria accanto all’ospedale Manzoni, tra Ballabio e Laorca l’ennesimo camion perdeva il carico tagliando in due la vecchia via, causando colonne chilometriche e di fatto interrompendo ogni collegamento diretto tra la Valle e il capoluogo. Ma almeno questa sarebbe stata davvero l’ultima volta.
Dalla sera di quel 24 febbraio 2006 la “Nuova Lecco-Ballabio” divenne realtà. Una boccata d’ossigeno a pieni polmoni per tantissimi automobilisti, ora indirizzati su una ripida ma scorrevole strada statale, e un sollievo per le popolazioni di Ballabio Inferiore e della Lecco alta, finalmente alleggerite dal perenne sconquasso del traffico sotto casa.