IL DOMENICALE DI R.B./L’ACQUA, IL SOGNO E UN GRANDE SINDACO



Scendono lentamente attraverso le nuvole
     I ricordi che ora mi assalgono.
Nello spazio fra i cieli. 
E nell’angolo di qualche campo straniero,
Ho fatto un sogno,
Ho fatto un sogno.

(The Gunner’s DreamPink Floyd – 1983)

 

Non so nuotare. Cioè, so a malapena stare a galla agitando braccia e gambe in uno stile che più libero non si può e se mi allontano da qualsiasi riva ho un solo obiettivo: quello di ritornarci al più presto.

Come diceva uno che conosco, “l’acqua la me pias noma allo stato solido”, per cui giazz o neef va benissimo; io aggiungo il gelato che magari non c’entra poco epperò se è buono è buono e così sia.

Nonostante questo, come i più affezionati lettori sanno, dell’acqua parlo spesso e volentieri ed anche questa domenica l’argomento sarà liquido e vediamo dove andremo a parare.

Ho avuto la fortuna, tanti anni fa, di conoscere uno dei tanti uomini che sanno guardare avanti.

Il che significa, spesso, sognare.

Quest’uomo, diventato poi amico, ha fatto per molti anni il sindaco di Crandola, nome e cognome Pasquale Malugani ma lo chiamavan Pasqualino, non era un drago come il Cerutti Gino, ma se aveva un traguardo da raggiungere state tranquilli che le provava tutte, ma riusciva sempre a tagliarlo tra i primi. In questo, e non temo smentite, era un mago.

VEGNO E CRANDOLA EARTH

I duecentocinquanta di Crandola, più i numerosi turisti che ogni estate affollavano  quel luogo costruito su un balcone dall’orizzonte straordinario, avevano un problema. Non che non ne avessero altri (poi li ho conosciuti bene facendo il vice del Pasqualino), ma quello era decisamente importante: a volte, malauguratamente, mancava l’acqua.

Oltre ai comprensibili disagi domestici, ogni tanto si scatenava perfino una piccola guerra tra la frazione Vegno e il capoluogo, accusato di utilizzare tutta l’accadueo prima che potesse scendere al piano di sotto a scorrere dai rubinetti dei frazionisti.

E così a Pasqualino, che era un elettrotecnico, “le venne una grande idea” (sì, proprio come a quello di 38 Luglio – 1971 – Squallor, n.d.r.) e, come capita a chi ha testa, guardò in alto e si prefisse un nuovo obiettivo a 1700 metri sul livello del mare, molti meno dal cielo azzurro che ruota attorno alla Piazza d’Asen, proprio lì, appena sopra la forcella di Olino, a mezz’ora a piedi da quel Santuario messo a guardia dei pascoli che è la cappelletta del Lares Brusaà.

Lares 1.12.13In quel posto, chiamato “Fontanoon” (ovviamente non per caso), era nascosto l’ oro liquido di Crandola: si trattava di portarlo giù fra le case in modo che le fontane e i rubinetti non reclamassero più per l’arsura e i cittadini di Vegno venissero messi sullo stesso piano, pur abitando cinquanta metri sotto.

Facile a dirsi. Già, ma a farsi?

In piazza e nei bar c’era chi parlava di un’impresa impraticabile;  altri sostenevano che ol scioor Sindech non avrebbe mai trovato i soldi; altri, più legati alla geografia che alla finanza, si limitavano a constatare la lontananza oggettiva della sorgente.

Pasqualino, incurante delle balle che rotolano nei bar per poi finire annegate nell’acqua degli sciacquoni, mise in campo tutte le sue risorse di imprenditore e amministratore e così, per farla breve, l’idea di una “Mission impossible” fu smantellata  dalle ruspe che salirono dal paese fino alle Piazze di Crandola, poi in Ortighera, quindi sfiorarono il Santuario del Lares, scesero a Olino e risalirono fino alle bocche dove l’acqua le aspettava da millenni.

Morale della favola (vera): traguardo raggiunto, sogno avverato e, soprattutto, acqua in paese (e frazione). E vittoria su tutti i fronti per Pasqualino, mica per un Tom Cruise qualsiasi.

Vi starete chiedendo perché ho voluto raccontarvi  questo storia d’altri tempi, o no?

Beh,  nelle scorse settimane si è parlato tanto del progetto da “Mission Impossible” della piscina in Valle e non potevo non tuffarmici a capofitto, nonostante la mia totale inadeguatezza natatoria, per esprimere la mia personalissima opinione in proposito, quantunque non richiesta.

Ed essa (la mia opinione) è la seguente.

TENNIS PRIMALUNAIn primo luogo penso che i tempi siano cambiati: tra le nostre contrade una buona parte di chi le popola cerca sempre più occasioni per fare sport e stare in movimento, e uno stile di vita che comprende il benessere fisico e mentale è oggi molto più seguito rispetto al passato. 

In Valle attualmente abbiamo alcuni poli sportivo-ricreativi ben definiti e frequentati: penso, ad esempio, al palazzetto di Barzio,  al centro sportivo a Cortenova, al tennis a Primaluna, allo sci a Bobbio e alla ciclabile che fa da cerniera a tutto il territorio.

La piscina, lo sappiamo tutti, non c’è. Intendo una piscina “vera”, un impianto che, se realizzato tenendo conto di una infinità di criteri ispirati al buon senso, costruito ricorrendo a tutte le possibili economie di scala e gestito facendo ricorso alle più moderne tecnologie che consentono di risparmiare sui costi, sarebbe un’altra briscola sul tavolo della crescita sociale (e già che ci siamo aggiungiamoci “turistica” che male non fa mai) di un territorio che se vuole guardare avanti non deve farsi condizionare da preconcetti e disfattismi di maniera.

piscinaE se oggi è imperativo (e doveroso) essere pragmatici ed attenti a come e dove spendere il denaro pubblico che faticosamente e a malincuore i cittadini tirano fuori dalle loro tasche, è altrettanto vero che smettendo di sognare possiamo, come si dice dalle nostre parti, “tacà su de lavà gio” (sperando di aver scritto giusto e aver messo gli accenti dove dovevano andare) e rassegnarci.

Siccome non ne siamo capaci (di rassegnarci) e gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, aspettiamo che i nostri amministratori – fatte le quattro operazioni aritmetiche basilari e contate quante sono le palette alzate con la scritta  “sì” – ci dicano, con i numeri e non solo con il cuore, se la piscina è un obiettivo sostenibile.

Che sia auspicabile, è fuor di dubbio.

(E magari potrei anche imparare a nuotare).

Buona domenica.

BENEDETTI TESTINA
Riccardo

Benedetti
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P.S.: Grazie a Pasquale Malugani – che da tempo ci ha lasciato – per la sua amicizia e per i suoi insegnamenti. Caro Pasqualino, il tuo ricordo è ancora indelebile nel mio cuore, e lo resterà per sempre.
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