Io credo che agli israeliti (1° lettura) sia capitato ciò che capita anche a noi: la presenza di Dio ci affascina, ma intimorisce allo stesso tempo. Sappiamo che stare con il Signore per noi può significare trasformazione, rinnovamento, gioia, luce, ma ci rendiamo conto che tutto questo vuol dire anche accettazione incondizionata delle “dieci parole” della sua legge; accettazione incondizionata di un intimità con il Signore che ci ostiniamo a leggere come pericolosa per la nostra libertà.
Allora esitiamo, ci blocchiamo, e avvertiamo il bisogno che questo Dio ci dia un po’ di tregua.
A volte la troppa luce acceca più del buio, e ci rifiutiamo di correre questo rischio…
Nella 2° lettura, l’Apostolo Paolo ci richiama alla splendida realtà di ciò che siamo: l’immagine divina in questo mondo: un’immagine a volte sfocata, a volte deformante, o perfino frantumata in mille pezzetti da ricomporre in unità, ma pur sempre un’immagine, un raggio dello splendore e della luce di Dio.
E lo “specchio di Dio” che è questa nostra povera vita viene ogni giorno lucidato e rinnovato dallo Spirito.
E veniamo al Vangelo: c’è un passaggio nel Vangelo del cieco nato che mi ha sempre dato molto da pensare. E’ quando i genitori del cieco, volendo scaricarsi da ogni responsabilità per non entrare in conflitto cui Farisei e rischiare di essere espulsi dalla sinagoga, dicono: “Ha l’età, chiedetelo a lui”. Hanno paura a pronunciarsi sul miracolo, ma senza volerlo ne danno la chiave di lettura.
“Chiedetelo a lui” perché è lui ad essere come noi, che camminiamo incerti sulla strada delle fede. “Chiedetelo a lui” perché è il solo ad avere il coraggio di prostrarsi e di adorare, di dire ad alta voce: “Io credo!” Questo è il vero miracolo, e ciarcuno di noi, raggiunto da questa grazia, dovrebbe saper dire: “Chiedetelo a me”, lasciate che sia io a parlare, a dire come, nella luce del Signore, finalmente vedo e contemplo la luce.
Questo è il vero miracolo per noi!
Don Graziano vicario parrocchiale
Domenica 6 marzo 2016 – 4° di Quaresima – “C”
Rito Ambrosiano – Gv 9, 1 – 41