Epilogo di una lunga serie di episodi denunciati alle forze dell’ordine, la morte di un giovane 29enne martedì in Valsassina. Questa volta al tragico capolinea c’è lui, ma la vittima rimane lei, con i suoi bimbi e anche il marito.
Lui è un solitario che circostanze normalissime portano a contatto con la famiglia di lei, a un certo punto scatta l’attenzione morbosa, senza motivo. Semplicemente la famiglia è di quelle tranquille che non emarginano. Lo spingono a trovarsi degli amici, a frequentare altri al di fuori di loro, ma per lui sembra ci siano solo loro. Poi soltanto lei.
Ecco che alle forze dell’ordine arrivano denunce per stalking, pare che lui la seguisse dovunque, che lei se lo ritrovasse anche nel giardino di casa, e poi danneggiamenti all’auto fino al punto che il giovane stalker finisce agli arresti domiciliari. Ma non sono le misure restrittive punitive che aiutano una testa in cui bollono tanti pensieri a poter fare uscire dal proprio tunnel.
Martedì lui si presenta davanti a casa di lei intorno alle cinque della mattina, tira sassi alla casa richiamando la coppia e proprio sotto i loro occhi compie l’ultimo gesto. La tragedia pone una questione al legislatore, e ben pesante. Questa vicenda lo mette bene in evidenza, ci sono questioni che non possono essere circoscritte alla competenza delle forze di polizia, ma andrebbero collocate non sul piano della delinquenza, ma della malattia. Le donne non possono rimanere da sole a sopportare il peso di attenzioni morbose non volute.