BALLABIO – Il coro maschile di Ballabio I Vous de la Valgranda è appena tornato dal viaggio ad Hillion, cittadella bretone con cui il Comune è gemellato. Le giornate, trascorse in un clima di convivialità e canti, sono state un’importante tappa per la vita del coro, che ancora una volta si dimostra portavoce dell’importanza del canto di montagna e di ispirazione popolare. Anche attraverso un viaggio all’estero cresce l’affiatamento tra i coristi, si affina la capacità interpretativa e si gustano nuove acustiche.
Abbiamo incontrato il direttore Riccardo Invernizzi, ponendogli una serie di domande:
Avete rappresentato Ballabio ad Hillion, ed è risaputo che in paese i “Vous” siano una vera istituzione culturale, ricordo la benemerenza nel 2014. Cosa avete avvertito in chi vi ha ospitato? Come siete stati accolti?
L’accoglienza da parte della popolazione di Hillion si è dimostrata molto calorosa. I francesi sono stati molto ospitali e disponibili, concedendoci addirittura le loro stanze, le loro case e preparandoci personalmente i piatti tipici bretoni, come membri delle loro famiglie. Ci aspettavano ad Hillion già da qualche anno, quindi i nostri “gemelli” erano pronti ad accoglierci. Purtroppo organizzare un viaggio così lungo per trenta persone è abbastanza impegnativo, e solo quest’anno ci siamo riusciti, anche se l’organico del coro non era al completo.
Giuseppe Mazzotti, lo storico che amava lasciarsi incantare dalla musica alpina, scriveva che le quattro voci di un coro virile descrivono perfettamente i profili della pianura, dei boschi, delle montagne e degli uccelli che le sorvolano. Cosa avete provato a portare il canto di montagna tra gli scogli di una regione che sa di mare?
Effettivamente cantare la montagna in un ambiente così diverso è stato abbastanza strano; però, nonostante la lingua e le diversità culturali, dopo aver sentito i pareri dei nostri amici d’oltralpe, sembrerebbe che siamo riusciti a trasmettere le emozioni della montagna. Sentire al termine del concerto l’applauso “sincronizzato” della chiesa gremita di gente che ci chiedeva il bis è stato molto entusiasmante. Segno che la musica è un linguaggio che riesce sempre ad oltrepassare i confini.
In questo viaggio culturale ed istituzionale quanto spazio è stato dato al canto? (E se si) Avete incontrato realtà locali musicali?
Sono state dedicate al canto le serate di domenica primo maggio nella chiesa di Saint Michel a Saint Brieuc e il lunedì seguente nella chiesa di Hillion. In entrambe le occasioni i concerti sono stati aperti dalla corale “Les Embruns” di Hillion con canti polifonici, a seguire il nostro coro con l’esecuzione dei canti degli alpini e delle nostre montagne. I concerti si sono conclusi con i canti a cori uniti: un canto in francese “La mer, toujours la mer” e “Signore delle cime” in italiano. Ma questi sono stati i momenti ufficiali. Come nello stile dei cori di montagna, ogni occasione è buona per cantare: sul bus, durante le cene, lungo le vie del paese e delle città che abbiamo visitato, suscitando la curiosità e l’applauso dei passanti. Anche in queste circostanze i nostri amici cantori francesi non sono stati da meno esibendosi in canti della tradizione popolare bretone.
Un pensiero che secondo me unisce qualunque luogo. Ballabio è gemellata con Hillion. Entrambe hanno vasti prati, e nel verde, vi nascono i suoni del vento, i richiami degli animali. Che relazione c’è secondo lei tra il canto e la natura? E in che intensità è vissuta dai suoi coristi?
Sicuramente c’è molta affinità tra canto e natura: praticamente in tutti i nostri canti si parla dell’ambiente e della natura mischiando la tradizione popolare montanara agli avvenimenti storici e bellici dell’ultimo secolo. Lo stesso succede nei canti bretoni in cui ovviamente si raccontano le vicende del mare e dei marinai, come nel canto che abbiamo imparato ed eseguito insieme alla corale francese dal titolo “La mer, toujours la mer” in cui “il mare ha sempre qualcosa da dire: musica e poesia, amore e libertà; belle navi navigheranno attraverso le stagioni tutta l’eternità”.
Un’ultima curiosità. Il momento più intenso del viaggio?
Il momento più intenso è stato il concerto di lunedì sera nella chiesa di Hillion, in cui abbiamo voluto fare una sorpresa ai nostri amici francesi eseguendo a sorpresa l’Inno Bretone in lingua antica originale. Poi la serata di saluti conclusiva, prima della partenza per il ritorno in Italia, in cui i cori si sono alternati nelle esibizioni concludendo con i canti insieme e lo scambio di prodotti tipici. Ringrazio tutti gli amici francesi per le belle giornate passate in loro compagnia sperando di rivederci presto. Ringrazio inoltre tutti i coristi dei “Vous” per aver partecipato con il solito entusiasmo che li contraddistingue e per aver condiviso questi bei momenti insieme in allegria.
Michele Casadio