IL DOMENICALE DI RICCARDO BENEDETTI/L’ATTESA



No non muovetevi
c’e un’aria stranamente tesa
e un gran bisogno di silenzio
siamo come in attesa

(L’attesaGiorgio Gaber – Anni Affollati 1981 – 1982)

 

NON CAPISCO NIENTE DI POLITICA

elezioniAspiranti sindaci e candidati consiglieri stanno contando le ore ma, soprattutto, i loro voti. E sono in attesa di giudizio.

Già, anche loro aspettano.

Il matematico del gruppo ha contato e ricontato; le famiglie sono state radiografate, studiate in ogni minimo dettaglio; fratelli, cugini fino al settimo grado, nipoti, zii, nonni e bisnonni, nessuno resta fuori dal Monopoli, perché per raggiungere il Viale della Vittoria bisogna aggrapparsi a qualsiasi soffio di vento.

E poi c’è il passato, dannato passato,  riportato alla luce: un prato discusso, un sentiero negato, un permesso dato o non dato, un favore fatto o non fatto, equilibri che si rompono o che si ristabiliscono.

La storia è piena di facce sicure che poi si trasformano in maschere di incredulità; succede che la gente alzi la testa e non si lasci illudere dai prestigiatori del momento, quelli che promettono di tutto e di più ben sapendo – visti i tempi che corrono – di poter mantenere a stento quello che c’è.

Anche gli elettori sono in attesa di mettere nomi e croci sulle schede, magari non con grande entusiasmo ma, si sa, quando c’è di mezzo il tuo paese bisogna prendersi le proprie responsabilità.

Non voterò, stavolta non è il turno di Introbio.

Se però dovessi votare sceglierei qualcuno del mio paese, qualcuno che lo ha vissuto e lo vive, qualcuno che abbia radici lì dove dovrà amministrare, qualcuno che lo ama  e non vuole che deperisca sotto l’albero dei patti di stabilità.

Ciò detto, come avrete notato, non capisco niente di politica.

 

PROMESSE PER IL FUTURO

Ma in quanti stanno aspettando questo giorno? Insegnanti che non ne possono più e studenti che annusano l’aria delle vacanze e non riescono a tenere a freno un’energia che, questo vale almeno per alcuni, se avessero utilizzato anche nei confronti dei libri oggi  avrebbero meno dubbi e timori.

E così tutti attendono l’ultima campana per sciamare verso la lunga estate che, come tutte le cose belle, ha il difetto di durare troppo poco; altri attendono gli esami e qui la storia cambia perché non è mai stato facile studiare mentre fuori c’è il sole fino a tardi e i tuoi amici godono di libertà pressoché incondizionata, mentre tu sei prigioniero tra l’italiano e la matematica e non sai come venirne fuori.

Sono in attesa anche gli insegnanti, che una volta facevano solo quello (cioè insegnavano) mentre poi si sono dovuti trasformare in esperti di accoglienza, mediatori fra culture diverse e sostituti di una “classe famiglia” sempre meno corresponsabile dell’educazione dei propri figli.

E il futuro, se non si trova un rimedio, non promette niente di buono.

 

L’ENCICLOPEDIA SOTTO LA GRIGNA

Esino-Lario-WikimaniaA proposito di paesi con qualche idea in più, eccone uno qui vicino, molto vicino.

E che, ovviamente, è in attesa.

Dite voi se non è stata geniale l’idea di portare a Esino il popolo di Wikipedia; lo classifico come uno degli eventi più straordinari mai capitati dalle nostre parti, testimonianza che non esistono frontiere a patto di crederci.

Non mi stupisce che la promotrice sia nipote di Pietro Pensa e figlia di Carlo Maria: non ho il piacere e la fortuna di conoscerla, ma voglio dirle che ha fatto più lei in pochi mesi rispetto a tanti che conosco in una vita spesa a blaterare sul “sarebbe bello”, sulle “potenzialità inespresse”, sul “dovremmo fare”  e via di questo passo.

La ringrazio. Ma dovrebbero, gentile Iolanda che non conosco, ringraziarla in tanti dalle nostre parti, e prenderla come esempio.

Brava, anzi, bravissima.

 

UNA SPIAGGIA DI LA’ DAL MARE

Diecimila? Centomila? Un milione?

Sono lì, corpi e anime sparpagliati sulla sabbia. Anche loro, tanti, tantissimi, troppi, in attesa.

Aspettano che il mare li porti da qualche parte, che il vento spiri nella direzione giusta e che il Dio dei pellegrini dia uno sguardo e protegga l’Odissea.

Hanno paura. Fanno paura.

E spesso muoiono.

 

UNA STAZIONE

Ed eccomi seduto, in attesa, su una panchina nella stazione della provvidenza.

Con me c’è tanta gente che aspetta il treno della buona sorte. Coltiva la speranza di poterci salire nonostante sappia molto bene che le sue  porte di aprono e  chiudono sempre più velocemente. Perciò devi essere bravo, devi avere fortuna, devi essere lì al momento giusto. Non puoi permetterti di girovagare per la stazione cincischiando con i tuoi pensieri, potresti non accorgerti del passaggio a livello che si abbassa, non sentire il fischio e lo sferragliare con il rischio di uscire e guardare le luci rosse che si allontanano, mentre tu, su quel treno, avresti potuto esserci.

Poi è inutile che vai in sala d’aspetto a guardare il monitor.

Niente scritte, solo un azzurro traballante con dentro un vuoto infinito.

 

GIUMELLO, GARHWAL

Da lì si vede tutta la Valle, hai la Grigna di fronte, per non parlare del Pizzo e con lo sguardo si arriva lontano, molto lontano, si gira intorno a Ciaar e ci si tuffa nel Lago.

Proprio così, Lella, dallo Shambala puoi osservare tutto il gran daffare che si muove sotto di te, ma il resto lo ha potuto solo immaginare. E noi con te.

Poi, dopo l’attesa, è arrivato il giorno, la telefonata, una voce dall’altro mondo e tutto il resto che interessa fino a un certo punto.

Quel che importa è che i ragazzi, finalmente, tornano a casa.

E noi, dopo averli aspettati, gli faremo una festa.   

No non muovetevi
c’è un’aria stranamente tesa
e un gran bisogno di silenzio
siamo tutti in attesa.

 

Buona domenica.

BENEDETTI TESTINA
Riccardo

Benedetti..


P.S.: approfitto per fare gli auguri a don Graziano – mio coinquilino della domenica –  per i suoi 50 anni di sacerdozio. Grazie, sempre, per le sue parole.

              L’ARCHIVIO DELLA RUBRICA DOMENICALE

In evidenza: “Anima in attesa” – opera di Eleonora Arduino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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