Sono appena tornato dal Giubileo sacerdotale che è stato celebrato dal Papa a Roma con tutti i preti del mondo! E’stata un’esperienza indimenticabile! E allora ho pensato di offrire la seguente riflessione sull’Anno Giubilare della Misericordia!
Come sappiamo papa Francesco ha indetto un anno giubilare straordinario della Misericordia, che si è aperto l’8 dicembre scorso, solennità dell’Immacolata e si chiuderà nella prossima solennità di Cristo Re, il 20 novembre: date che parlano da sole.
Che cosa significa “misericordia”, parlando di Dio? Dio ci ama, certo, lo sappiamo. Ma forse cadiamo nella tentazione di credere che Dio ci ami se ce lo meritiamo, che Dio ci ami se siamo amabili… E’ il contrario: noi siamo amabili perchè Dio ci ama e non viceversa.
Pensare diversamente equivarrebbe ad essere come il tetto luccicante di una serra che credesse di attirare i raggi del sole perchè è splendente; sono invece i raggi del sole a rendere sfavillante il tetto di metallo toccandolo con il loro splendore.
Dio ci ama anche se siamo indegni, sporchi e indifferenti: è questo il senso della sua misericordia, parola che contine in sé il concetto di compassione e il concetto di cuore, e che qualcuno, con un interpretazione non so quanto scientifica ma sicuramente molto bella, spiega come “dare il cuore ai miseri”.
Il cuore è per noi occidentali la sede dei sentimenti, ma per la Bibbia che proviene da una cultura diversa, non è così. Il cuore nella Bibbia è il luogo in cui si comprende la realtà e in cui si prendono le decisioni, la sede quindi dell’intelligenza: gli antichi non avevano chiare le funzioni del cerevllo, tanto che Aristotele lo riteneva il meccanismo di raffreddamento del sangue. I sentimenti, le passioni nella Bibbia si provano con le viscere.
Dove la traduzione italiana del testo biblico usa la parola “cuore” spesso in ebraico sono invece menzionati i reni, il fegato, le viscere in generale: è con esse che l’uomo prova emozioni e affetti, che sente dentro di sé un profondo fremito.
Anche l’amore di Dio verso l’uomo, la sua misericordia, viene con questa immagine: il verbo dell’amore misericordioso di Dio è “racham”, dove “racham” è l’utero, il grembo materno. Dio ama con le viscere di una madre, il suo amore è chiamato “viscere di misericordia”. Si fa presto ad avere misericordia per chi umilmente la chede, perchè si raccomanda.
Ma chi ha più bisogno di misericordia? Colui che non sa di averne bisogno!
L’anno Santo del Perdono ci ricorda nelle intenzioni di Papa Francesco proprio questo: servire l’uomo con tenerezza in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità.
Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza.
Don Graziano vicario parrocchiale
Domenica 5 giugno 2016
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