Tempo fa una mamma mi scriveva: “Sono amareggiata e a volte disperata: una vita di lavoro per i tre figli e di buon esempio unitamente a mio marito. Con la presunzione di aver educato i figli ai valori cristiani. E’ stato invece un fallimento: il primo figlio è dichiaratamente ateo. Il secondo figlio ha bbandonato la famiglia e convive con una donna separata dal marito. La figlia più giovane, l’altro giorno, mi ha aspramente rimproverata e mi ha accusata di essere una moralista inguaribile, una bigotta solo perché mi sono permessa un’osservazione. Mi dica, reverendo, che debbo fare, che cosa dovevo fare, per far capire ai miei figli non credenti che la vera felicità sta nell’amore del Signore, nella fede, nelle virtù antiche e sempre nuove insegnatemi dai miei genitori? Faccio ogni giorno l’esame di coscienza per scrutare dentro di me quali siano le mie colpe, le colpe di un fallimento educativo. Intorno a me c’è solo solitudine, rabbia e incomprensione. Mi aiuti a non disperare, per me, per l’avvenire dei miei figli!”

Il Vangelo di questa domenica è la risposta a tutto questo: il cristiano è chiamato a testimoniare che la Croce di Cristo ci rende capaci di lottare contro il male, in noi stessi e negli altri. L’amore di Cristo è stato così forte da vincere ciò di cui noi abbiamo più paura: la perdita totale di stima agli occhi degli altri.

Il meditare queste verità, quando dobbiamo affrontare sofferenze e umiliazioni, ci dà un’energia di incomparabile potenza. “Tutto posso in Colui che mi dà forza!” esclama san Paolo.

Il cristiano non si lascia deludere da alcun insuccesso, perché sa che la salvezza viene dalla Croce. La Croce è il rimedio contro ogni disperazione. E’ il segno di Cristo che lotta in noi e in noi vince!

Don Graziano vicario parrocchiale

Domenica 26 giugno 2016
6^ dopo la Pentecoste – Rito Ambrosiano “C”
Gv 19, 30 – 35

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