PASTURO – Prosegue il dibattitto – importantissimo per il futuro dei nostri territori – sulla questione delle “Aree vaste”, l’evoluzione del concetto della vecchia provincia sulla quale però vige, all’italiana, il massimo caos. Su procedure, contenuti e perfino sulla semplice collocazione geografica di queste “Aree”. La cui composizione ad oggi appare incertissima e risente di problematiche di tipo politico, economico, sociale…
Dopo avere registrato diverse prese di posizione tra Primaluna, Cortenova e Taceno, oggi è il turno di Pasturo, il cui sindaco Guido Agostoni è anche vice presidente della Comunità Montana oltre che navigato amministratore locale.
Ecco l’intervista in materia, realizzata per VN da Fernando Manzoni:
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C’è dibattito sul tema delle aree vaste; per Pasturo quale potrebbe essere l’aggregazione migliore?
Ho cercato di partecipare al dibattito sul futuro delle cosiddette “aree vaste” e mi sembra che ci siano stati diversi momenti di confronto che hanno portato ad un documento di sintesi da parte di questo territorio. Ancor prima della scelta sul “dove” andare, penso però che sia importante comprendere il significato delle future aree vaste e soprattutto capire come i Comuni possano essere protagonisti.
Ma i Comuni piccoli come possono “contare”?
E’ uno dei temi più importanti che dovremmo sforzarci di affrontare il più uniti possibile, anche se questa è una difficoltà per noi comuni della Valsassina in quanto facciamo fatica in questo processo. D’altra parte solo insieme riusciamo a contare e questo ancor prima di essere con Sondrio o con Monza. All’interno del tema delle “aree vaste” si colloca quello delle zone omogenee rispetto alle quali ritengo ci sia uno spazio per giocare un nostro ruolo. Aggiungo, anche se mi rendo conto che è un tema non facile per i cittadini, che occorre ridefinire le modalità con cui si prendono le decisioni da parte dell’Assemblea dei Sindaci dell’Area Vasta.
Può spiegare meglio?
Certo: se si votasse, come sembra, col sistema del voto ponderato (cioè legato al numero di abitanti che ciascun comune rappresenta), la legge dei numeri ci penalizza in quanto gli abitanti dei nostri comuni non potranno mai competere con i comuni della Brianza e del Monzese dove un solo Comune ha più abitanti dell’intera Valsassina. Su alcune decisioni i Comuni piccoli devono poter avere uno spazio per far pesare un territorio che ha specifiche peculiarità che costituiscono una risorsa e una ricchezza per tutti. Quando si parlava dei rapporti con la provincia di Lecco sostenevo sempre che “la Valsassina ha bisogno di Lecco ma anche Lecco ha bisogno della Valsassina”: questo vale anche nei rapporti all’interno dell’Area Vasta.
Tornando alla domanda iniziale, unirsi con Sondrio non la convince?
Non ho obiezioni in linea di principio, ma faccio notare due cose: la prima è che per mettersi insieme occorrerebbe una convergenza da entrambe le parti e non mi risulta che la Valtellina aspiri ad unirsi ad altri territori (prova ne è anche la difficoltà nella gestione del comparto sanitario con altri territori). La seconda cosa, secondo me più importante, è che per affermare la nostra peculiarità di piccoli comuni montani ci sono anche altre modalità. Ad esempio il recente bando Regionale per le Aree Interne Svantaggiate che ha visto la nostra Comunità Montana, assieme a quella dell’Alto Lago, proporsi con un progetto significativo (coordinato dal Sindaco di Taceno) è un’iniziativa in quella direzione; se, come mi auguro, il progetto sarà approvato dalla Regione, porterà risorse importanti. Inoltre ritengo necessario che la norma regionale si esprima in modo più chiaro sul futuro delle Comunità Montane, superando l’incertezza di questi ultimi anni che ha bloccato diverse iniziative. Un rilancio con nuove funzioni delle Comunità Montane sarebbe veramente auspicabile.
Allora è meglio Monza ?
Penso che la scelta debba guardare avanti. Il futuro del nostro territorio e dei giovani, fatta salva come dicevo la peculiarità dell’area montana, penso si trovi sull’asse Monza – Milano. Questo dal punto di vista produttivo, culturale, sociale. Faccio degli esempi: il sistema delle imprese ed anche il turismo guarda maggiormente al mercato verso la Brianza e l’area a Nord di Milano; le Università di riferimento, con anche il polo di eccellenza del Politecnico a Lecco, sono nell’area verso Milano; il sistema sociosanitario già ci vede inseriti con Monza-Brianza. Se poi si unificasse anche il territorio del Lago di Como, sarebbe ancora meglio.
Come mai diversi sindaci della Valle vorrebbero invece unirsi alla Valtellina?
Sicuramente avranno motivazioni altrettanto valide. Forse conta anche il fatto che attualmente la Valtellina gode di alcuni privilegi e di maggiori risorse che certamente sarebbero utili ed interessanti anche per i nostri Comuni. Tuttavia posso dire che le scelte basate solo su incentivi economici, veri o presunti, a volte hanno il fiato corto. Anche se il paragone con quanto successo in Europa con la Brexit è azzardato, ricordo che i fautori dell’uscita dall’Europa hanno molto enfatizzato – prima del referendum – i benefici economici che ne sarebbero derivati. I giovani hanno comunque scelto in base ad altri principi e considerazioni, guardando al futuro, anche se purtroppo hanno perso. Condivido comunque le scelte dei giovani…