Nella vita di ogni credente arrivano momenti in cui ci si trova in una situazione o ci viene posta una domanda simile a quelle del Vangelo di oggi: “Quale Dio seguiamo o quale idolo adoriamo? Continuiamo a stare con Gesù o lo abbandoniamo?”
Quando ci stanchiamo di seguire il bene, la verità, l’amore e la giustizia, quando siamo stufi di andare a messa o ci riesce insopportabile questa o quella persona, quando ci pesa la fedeltà coniugale e la famiglia, quando il male ci circonda e ci assedia, quando il dubbio e l’incredulità ci opprimono, quando, in breve, la dottrina evangelica è dura per noi, allora Gesù ci chiede: “Anche tu vuoi andartene e lasciarmi?”
È facile constatare che tutti cerchiamo nella vita qualcosa che ci soddisfi e ci realizzi come persone. Già il bambino si comporta così, anche se in modo inconsapevole ed egoistico. Allo stesso modo il giovane che cerca un posto nella società, un lavoro o un amore che riempia di significato la sua vita; ugualmente l’adulto, le persone sposate che si dedicano alla famiglia e ai figli, per i quali procuriamo il meglio.
Anche sotto l’aspetto religioso si rivela un’aspirazione a realizzarsi come persone. Così nelle nostre parrocchie e comunità sorgono gruppi di giovani e adulti, di preghiera e amicizia, di animazione fraterna e azione apostolica, gruppi catecumenali. Associazioni che pregano insieme al ritmo della Parola biblica e lodano Dio in comunione di fede, amore e apostolato.
E’ l’intera struttura personale, in tutta la sua complessità, a sentirsi oggi sottoposta a tensioni interne ed esterne che spesso provocano crisi di personalità. I consultori di sacerdoti, psichiatri, psicologi e assitenti sociali sono stracolmi, a causa della multiforme varietà con cui si presenta l’inquietudine religiosa, l’insoddisfazione esistenziale, la depressione, l’instabilità e la nevrosi.
Presto o tardi ci rendiamo conto che c’è soltanto una persona che salva veramente: Gesù Cristo, inviato di Dio Padre Lui e solo Lui è la risposta. Se vogliamo scegliere la vita nella su apienezza, senza limiti né tramonto, dovremo ripetere con l’apostolo Pietro, senza paura né complessi in un mondo che preferisce gli idoli, l’indifferenza e l’ateismo: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Noi crediamo in te e sappiamo che tu sei il Figlio di Dio.”
Don Graziano vicario parrocchiale
Domenica 3 luglio 2016
Rito Ambrosiano “C” – Gv 6, 60 – 69
7^ dopo Pentecoste
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