Non volgerti più altrove
dal debole e dall’esausto,
non volgerti più altrove
dal gelo interiore;
c’è un solo mondo che dobbiamo condividere.
Non è abbastanza stare solo in piedi e guardare.
È solo un sogno che si possa
in futuro non più volgersi altrove?
(On the turning away – A Momentary lapse of reason – Pink Floyd – 1987)
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Gente che corre. Dovrei essere abituato.
Nell’immeritato ruolo di presidente di una straordinaria associazione che raduna centinaia di atleti, non dovrei stupirmi nel vedere giovani e meno giovani in canottiera e calzoni corti rincorrersi per campi e strade, polvere o fango, erba o neve, caldo o freddo. E niente importa, niente spaventa.
Invece, ogni volta mi stupisco.
Gente che lotta. Non mi abituerò mai.
Festival Country, sabato o domenica scorsa, non ricordo, il tempo passa e la capacità di memoria non è più quella di una volta in un cervello costretto a immagazzinare informazioni più di quante ne potesse sopportare una leggenda come HAL 9000 (*).
Arriva una allegra compagnia, ognuno ha il suo cruccio, la sua croce portata con il sorriso, gli occhi accesi sul mondo intorno che riverberano curiosità e una ingenua intelligenza interiore; chiedo da dove vengono:“siamo qui a Concenedo” risponde uno degli accompagnatori, “i ragazzi vengono da Milano e dintorni”.
Bene. “Ma guarda che ce n’è uno che è mezzo valsassinese”. Me lo indicano e lo chiamano.
Mi guarda, “dovresti conoscermi, perché d’estate abito a Casargo”, e HAL/RB 1958 inizia il suo pellegrinaggio tra file nascosti alla ricerca di un momento, un incontro, un passato prossimo o remoto con cui fare i conti. Non so cosa rispondere e la compagnia si allontana.
HAL/RB 1958, che non è così stupido come pensavo, riesce però a recuperare qualche centinaia di byte e così lo rincorro e una ragazza lo ferma. “Ti conosco, ti ho visto, dimmi se è stato in Sagra, eri tu sotto il palco. Chi suonava?”. “La Neuro Band, la Neuro Band”, è felice. E lo rivedo cantare con loro e ballare per tutto il concerto. Un inno alla gioia, probabilmente, per lui; per me, certo, il regalo più grande di quel sabato o domenica di sole.
Gente che lotta. Non riesco proprio ad abituarmi. Non so voi.
Gente che ha bisogno e che non viene da lontano. Gente cui il teatro della vita ha riservato un posto nella pianura dell’incoscienza, spighe di grano piegate dal vento di cromosomi sbagliati, fiori con petali troppo pesanti per essere sopportati.
Ogni volta che li incontro cerco di pensare al mondo che hanno intorno, a chi li sveglia al mattino, a chi li fa addormentare la sera; chi li prepara per il giorno che nasce e per la notte incombente; a chi li ama smisuratamente e dona loro la propria vita.
Gente che lotta. Non so se ne sarei capace.
Quest’anno li riavremo in Sagra, loro, quelli delle Grigne, ragazzi e ragazze che risplendono come le rocce al mattino presto, quando il sole le accarezza e le colora; uomini e donne che vogliono vincere sempre, gente che ha cancellato dai vocabolari parole come “arrendersi”, “cedere”, “rinunciare”.
C’erano anche nel 2014 e l’ho bene in mente il Darietto mentre contava i biglietti, amministrava la lotteria e gestiva un nutrito drappello di volontari; una locomotiva, il Darietto, ben assistito dall’Andreina e da tutti gli altri soldati che continuano il loro viaggio sui vagoni della solidarietà; e sarà ancora una volta un piacere averli con noi nella grande festa d’agosto e poterli aiutare a fare in modo che possano continuare ad aiutare altri.
Gente che corre. Come venerdì sera, grandi e piccoli.
Mi sembra di sentirlo il Darietto che parla al microfono, la voce inquinata dalle sigarette, spiegare a tutto il mondo cosa stava succedendo, lui che una corsa o una gara di fondo aveva solo potuto guardarle e raccontarle, comprese le più dure e affascinanti come quelle verso il cielo che aveva imparato ad amare forse sopra ogni cosa.
Lui in basso, gli altri lassù. Gente che va di corsa e sfida le montagne vestita quasi di niente se non del proprio sudore e della propria fatica. Proprio come quegli altri, quelli che combattono ogni giorno per far crescere quelle spighe di grano sbattute qua e là da un vento perfido e quei fiori dai petali troppo pesanti.
Oggi i ruoli sono invertiti: lui è lassù e noi altri in basso, persi nelle nostre miserie, nelle chiacchiere da bar, impegnati magari a scriverci sul libro delle facce o dei cinguettii che, a volte, diventano i tavoli attorno ai quali regolare invidie e gelosie, sensi di colpa e di superiorità, giocando un Monopoli che alla fine non vedrà nessuno avere in mano il Viale della Vittoria.
E’ la vita che scorre, cari miei lettori della domenica (e del lunedì); è il contrasto infinito ed eterno tra chi lotta e chi non ha idea di cosa voglia dire farlo; tra chi corre per la sola felicità di correre e chi vede sempre un secondo fine in fondo al vicolo cieco della meschinità e dietro l’angolo chiuso dell’ignoranza.
Non riuscendo nemmeno a voltarsi per vedere il sole del mattino mentre colora di rosa Le Grigne.
Buona domenica.
Riccardo
Benedetti
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L’ARCHIVIO DELLA RUBRICA DOMENICALE |
(*) HAL 9000 è il supercomputer di bordo della nave spaziale Discovery nel film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e dell’omonimo libro di Arthur C. Clarke.nave spaziale Discove
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