IL DOMENICALE DI R.B./TUTTI I LIMITI CHE NON VOGLIAMO RISPETTARE



Stanotte, stanotte il circuito è perfetto
gli voglio far mangiare la polvere già nel primo giro
l’estate è arrivata ed è il momento giusto
per andare a gareggiare in strada

(Racing in the Street – Darkness on the edge of town 
Bruce Springsteen – 1978)

 

 

Questa domenica sarò velocissimo.

Piccolo appunto di astronomia: la stella più vicina alla Terra (Sole a parte) è Proxima Centauri; si trova a circa quattro anni luce di distanza da noi, ciò significa che per raggiungerla utilizzando le tecnologie più avanzate di cui disponiamo per costruire astronavi, impiegheremmo circa 10.000 anni.

Ci metteremmo un niente se disponessimo dell’Enterprise. Infatti, la sua propulsione a curvatura consentirebbe di viaggiare a velocità superiori a quella della luce. Lo stesso capiterebbe se Han Solo ci invitasse sul Millennium Falcon (scommetto che molte mie amiche accetterebbero volentieri l’invito). In più, essendo Han Solo un mezzo contrabbandiere, sicuramente supererebbe spesso i limiti ed arriverebbe prima della compagnia guidata da James Tiberius Kirk.

Così, il problema di arrivare a Proxima Centauri (e tornare indietro) sarebbe risolto.

Da Lecco a Colico – tornando sul pianeta che calpestiamo crudelmente tutti i giorni – ci sono 40,4 chilometri ed a Kirk non verrebbe mai in mente di schiacciare nemmeno un pulsante per  coprire una distanza così insulsa; a noi che ci siamo fatti prestare dai Maressiani una Skoda Octavia a gasolio di quelle utilizzate per le trasferte del Girone X di seconda categoria, invece, interessa sapere quanto ci mettiamo ad andare a fare la spesa all’Iperal di Piantedo.

Vediamo.

Google Maps ci dice 28 minuti senza traffico. Quindi se in ventotto minuti si coprono 40,4 chilometri significa che la media calcolata (basandosi sui limiti di velocità attuali, evidentemente) è di 86,57 chilometri all’ora. E tutti ci metterebbero la firma.

Ma adesso l’ANAS ha deciso di intervenire: sulla super la Skoda Octavia dei Maressiani e tutti gli altri veicoli potranno andare al massimo a 90 chilometri all’ora e in molti hanno iniziato a protestare, virtualmente e meno virtualmente.

Ecco, la parola giusta è proprio questa, “virtuale”.

Già, perché i limiti (vorrei dire facendo di ogni erba un fascio “tutti i limiti”, non solo quelli di cui stiamo parlando) in Italia sono un qualcosa di inafferrabile, ectoplasmi, soldi spesi inutilmente in cartelli e raccomandazioni; leggi, decreti e circolari esplicative.

E tali rimangono a meno che li si voglia far seriamente rispettare: allora si scatenano le reazioni. Sì, perché più del 90 o del 95, il problema saranno gli autovelox (sempre che li mettano in funzione). Senza autovelox il problema è superato, proprio come il limite.

E provate a dirmi che non così.

Colico strada statale SS 36 limiti di velocità

Dicono che i nuovi limiti rallenteranno (oltre la Skoda dei Maressiani in gita sportiva alla Madonna di Tirano) l’economia del territorio e i flussi turistici: non discuto, avranno fatto i loro conti che saranno sicuramente giusti e certificati. Quello che vedo io è una Super semi abbandonata a sé stessa, discarica a cielo aperto, bucherellata qua e là; vedo gente scambiare la galleria Scoglio con quella del vento e lanciarsi nei tunnel a centosessanta all’ora rischiando suicidio e omicidi; vedo furgoni spostarsi da una corsia all’altra alle velocità di una Maserati, e lasciamo perdere il mancato utilizzo delle frecce, altro strumento del quale in Italia, evidentemente, si sente poco o nulla il bisogno e se ne parli ti dicono “so miga Robinud”; vedo bilici cercare di superare altri bilici sfidare le leggi della fisica occupando con prepotenza spazi che non ci sono; vedo moto filare come missili sparati da una cannoniera.

Ecco, non è la velocità il problema, il problema è l’educazione stradale, quelle poche e semplici regole che rendono un viaggio più sicuro, basta rispettarle.

Non è il 90 o il 100 all’ora, i due minuti avanti e indietro.

Siete mai stati all’estero? Bene, vedrete italiani andare a cinquanta all’ora nei centri abitati, a cento all’ora (se il limite è questo) sull’autostrada, mettere la freccia quando si svolta sia a destra che a sinistra, parcheggiare solo dove si può e non a seconda della fantasia del momento.

Poi, passata la frontiera, i 130 diventano 150 di default e buonanotte. Il bello è che è così anche per gli stranieri: ligi al dovere nei loro confini, appena sbarcano nel Bel Paese hanno la possibilità di scatenare i cavalli che hanno sotto il cofano e non si lasciano sfuggire l’occasione.

Ho detto che oggi sarei stato velocissimo (anch’io, lo confesso, non rispetto i limiti e qualche volta vesto da contrabbandiere alla Han Solo), per cui concludo.

A mio parere è sbagliato considerare la superstrada da Monza a Cosio tutta uguale; ci sono tratti dove andare a 120 all’ora è sicuro; altri dove il 90 sembra più che giustificato; altri ancora dove forse sarebbe addirittura meglio il limite di 80. Un limite unico, insomma, lo ritengo oggettivamente non corretto.

Come ho scritto prima, però, senza controlli il centoventi diventa inesorabilmente almeno centoquaranta, il novanta si trasforma in centodieci e l’ottanta sale inevitabilmente a cento.

Per cui ci vogliono i controlli.

O, auspicabilmente, una maggiore educazione. E non solo stradale.

Buona domenica (e andate piano: non vi chiamate Kirk, la vostra Skoda non è l’Enterprise e, soprattutto, dovete andare all’Iperal e non su Proxima Centauri).

Buona domenica.

BENEDETTI TESTINA
Riccardo

Benedetti
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