C’è chi dice sì è fa no. E c’è chi dice no è fa si. Evidentemente Dio gradisce coloro che dicono sie fanno sì. Tuttavia è altrettanto evidente che tra chi dice e non fa, e chi non ha le parole giuste sulla bocca, ma è in grado di presentare azioni convincenti, le sue preferenze vanno a questa seconda categoria di individui.
La parabola del Vangelo rappresenta l’inesorabile condanna di un cristianesimo gonfio di parole, formule, dichiarazioni solenni, professioni di fede, ma vuoto di fatti convincenti. Troppo poco essere in regola con l’ortodossia. Alle parole devono seguire le azioni.
Ai principi deve seguire la condotta coerente. Agli insegnmenti l’esempio personale, al credo recitato a voce spiegata deve seguire una vita che non lo smentisca clamorosamente.
E’ indispensabile “fare la verità”, non solo conoscerla, pensarla, custodirla, annunciala.
Anzi, possiamo dire di conoscere pienamente la verità solo se la facciamo.
Alla fine della vita non saremo giudicati sulla dottrina ma sui fatti.
Il pane spezzato con l’affamato, il bicchiere d’acqua offerto a chi ha sete… Difronte al tribunale di Dio conta essere in regola con il comandamento della carità.
La gloria di Dio non viene compromessa se incespichiamo in qualche definizione teologica. Ma la sua immagine viene offuscata se gli neghiamo un atto di misericordia.
Don Graziano vicario parrocchiale
Domenica 11 settembre 2016
2^ domenica dopo il Martirio di San Giovanni il Precursore
Rito Ambrosiano “C” – Mt. 21, 28 – 32
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