Gesù appare nel Vangelo come re, pastore e giudice. Il codice, la legge e il programma d’esame per il giudizio non saranno altro che l’amore per il fratello.
Si verifica quello che disse san Giovanni della Croce: “Al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore”. Il fatto che Gesù si identifichi con i poveri, gli emarginati e quelli che soffrono, e che inoltre li chiami suoi fratelli più piccoli, ci rivela quanto sia lontana qualsiasi idea trionfalistica dall’insegnamento e dalla condotta di Gesù.
La sua sovranità di Re dell’universo, che oggi celebriamo, è molto speciale perché il suo Regno non è come quelli di questo mondo.
Perciò Gesù scombussola le nostre categorie che tendono ad identificare l’autorità e il potere con il dominio e non con il servizio. Ogni uomo è mio fratello, e non solo il parente o il connazionale.
E più è bisognoso, più è prossimo e fratello, perché sul suo volto brilla con maggior chiarezza l’ immagine di Gesù! Non è l’ ideologia, non sono le parole a salvare o a condannare, ma le opere. Gesù avverte: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri “.
Il giudizio di Cristo si sta già realizzando durante la nostra vita.
Il giudizio finale consisterà solo nel rendere pubblica la sentenza che giorno dopo giorno andiamo pronunciando noi stessi con la nostra vita d’ amore o avversione. Nell’atto penitenziale all’inizio della Messa dobbiamo esaminarci sull’ amore,prima di presentare l’offerta davanti all’altare.
Perciò ogni domenica dobbiamo ripetere consapevolmente, e oggi più che mai, nella nostra professione di fede, il Credo: crediamo che il Signore “di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti , e il suo Regno non avrà fine”.
Don Graziano vicario parrocchiale
Domenica 6 novembre 2016
Rito Ambrosiano “C”
Mt 25, 31-46
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