OMICIDIO STRADALE, LE LACUNE/A BALLABIO IL GIUDICE MOCCIA: “SI INCENTIVA L’OMISSIONE”



conferenza-omicidio-stradale-ballabioBALLABIO – Omicidio stradale: da Ballabio l’appello a rimuovere le lacune della nuova legge. Il giudice Moccia punta il dito in un incontro pubblico  contro la normativa che incentiva le omissioni di soccorso. Peccato per la scarsa partecipazione di pubblico ad un evento piuttosto interessante: pochi i convenuti e tutti “di una certa età”; come vedremo più avanti era invece importante che anche se non soprattutto i giovani (guidatori) seguissero l’incontro ballabiese.

Tema di particolare attualità quello dell’omicidio stradale, nuova e controversa fattispecie giuridica. A illustrare l’argomento, sabato sera nella sala consiliare, Ambrogio Moccia, presidente di sezione penale al Tribunale di Milano. Paola Tarfani, psicologa e psicoterapeuta ballabiese, ha, invece, approfondito alcuni aspetti comportamentali legati alle tragedie della strada. A stemperare la gravità dei temi trattati, le note del maestro Giuseppe Mazzoleni che, al pianoforte e alla viola ha allietato la serata.

Introducendo l’intervento del giudice Moccia, il sindaco Alessandra Consonni ha sottolineato che “al di là del richiamo mediatico associato all’argomento credo che tutti abbiamo un interesse personale rispetto a questi temi, perchè, Dio non voglia, quelle drammatiche e tragiche situazioni che verranno illustrate questa sera potrebbero coinvolgere chiunque di noi in quanto utente della strada”. Il magistrato, dando prova di una non comune capacità nel porsi in relazione con l’uditorio in maniera brillante e diretta ma sempre autorevole, ha inquadrato il tema mettendo in risalto le autentiche falle rivelate dalla recente normativa che prevede, “per chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, la reclusione da due a sette anni“. Pena innalzata da otto a dodici anni di reclusione per il guidatore che cagioni per colpa la morte di una persona per “chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psico-fisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope”.

Un’apparente severità che viene contraddetta nella pratica, per gli effetti perversi che induce nel comportamento del reo. “Si tratta di una legge – ha ammonito il presidente Moccia – che va modificata di corsa, se non vogliamo che il numero delle omissioni di soccorso si impenni”. Infatti, la preesistente normativa, non modificata con l’introduzione delle nuove fattispecie, prevede che chi si costituisca entro le 24 ore dall’omissione di soccorso non venga arrestato. Un particolare che può indurre il conducente ebbro o drogato a non fermarsi dopo un incidente, per poi presentarsi “spontaneamente” quando non sarà più possibile accertare la presenza nell’organismo di quelle sostanze che conferirebbero la colpevolezza rispetto al reato più grave.

Da Ballabio, dunque, è partito l’appello di un addetto ai lavori eccellente a emendare quelle “lacune serissime che non sono state rimosse a dispetto delle critiche”.

La psicologa Paola Tarfani ha, quindi, approfondito gli aspetti psicologici della questione, partendo da un’analisi degli elementi coinvolti nel processo di guida di un individuo: cognizioni, emozioni e fisiologia per poi soffermarsi sull’importante tema della prevenzione con particolare attenzione al ruolo del fattore umano. L’ultima parte dell’intervento ha visto una disamina del trauma psicologico conseguente ad omicidio stradale e ai possibili percorsi psicoterapeutici.

 

 

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