Dopo aver letto o ascoltato il Vangelo di questa domenica quarta di Avvento, sorge spontanea la domanda: ma che cosa c’entra questo brano evangelico che parla della Pasqua del Signore – il suo ingresso in Gerusalemme – con l’Avvento e il Natale?
Il profeta Isaia (prima lettura) ha annunciato imminente l’arrivo del Messia, la lettera agli Ebrei (seconda lettura) ha invitato alla costanza dell’attesa, il Vangelo fa vedere conclusa questa attesa.
La Pasqua spiega anche il Natale, e poi alla Parola di Dio preme spiegarci l’atteggiamento giusto per metterci a seguire Gesù, dopo averlo riconosciuto come il Messia.
Infatti: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”
E’lui! Come aveva detto il profeta e come ha raccontato l’evangelista, il Messia è qui! Offre i suoi segni (molto poveri, in verità!) perché lo si riconosca. Ma sono segni (un po’ di festa al suo ingresso in Gerusalemme) già usati, già sperimentati: non sono segni più “evidenti” e “convincenti” di quelli della notte di Natale. Qui qualche straccio agitato e un po’ di rami appena tagliati, qualche canto e un piccolo entusiasmo (durerà fino al venerdì santo mattina questo entusiasmo di Gerusalemme): a Natale un bambino, un po’ di paglia, qualche animale…
Eppure la fede – tenuta viva nei secoli – vede ciò che la pura materialità non lascia fotografare: il Promesso, l’Atteso, il Messia Gesù Cristo! Ecco: la liturgia di oggi ci spinge ad avere il senso dell’attesa del Signore e la capacità di riconoscerlo e di accoglierlo, quando arriva. Gesù è venuto, e viene nel mondo: ma, senza questi giusti atteggiamenti, può passare inosservato.
Don Graziano vicario parrocchiale
Quarta domenica di Avvenro
Domenica 4 dicembre 2016
Rito Ambrosiano “A”
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