Scriviamo a nome di alcuni parrocchiani introbiesi, in merito alla mail pubblicata venerdi scorso, nell’articolo sui parroci.
La sensazione è stata quella di amarezza e dispiacere per la modalità con la quale sono state affrontate le problematiche riferite, specie da chi, se effettivamente è membro di un consiglio pastorale, probabilmente non ha compreso quali siano i compiti di questo organismo, non una trasposizione del consiglio comunale in chiave ecclesiale, ma espressione della corresponsabilità laicale e dell’arte del “consigliare”.
Il consiglio è un dono e va condiviso: è inevitabile che nelle esperienze di vita – civile e religiosa- vi siano visioni diverse dei problemi e delle decisioni da prendere, ma solo con un sereno e franco confronto, a viso aperto, come facevano i nostri ‘vecchi’, è possibile costruire qualcosa di nuovo e migliore.
Gli autori della lettera, che tanto rimpiangono le tradizioni, hanno scelto di pubblicare una lettera su un quotidiano on-line, tra le più moderne forme di espressione e partecipazione, ma criticano se alcune richieste possono essere formulate ai nostri Parroci con mail o con un SMS, visto che i numeri dei cellulari dei sacerdoti e della suora sono pubblicati su “Camminiamo insieme”, foglio settimanale della comunità pastorale.
I cambiamenti, specie nella società “liquida” che caratterizza i nostri giorni, sono forieri di problemi, ma possono costituire una valida opportunità di confronto e cambiamento, e anche questa lettera potrà diventare stimolo per una riflessione a più ampio respiro, un dialogo costruttivo se impareremo a parlarci.
Parlarsi, in questo mondo frenetico dove gli sms e le mail hanno sostituito le chiacchierate, le cartoline, i biglietti di auguri, le lettere e dove tutti abbiamo occhi solo sullo smartphone o non sul viso dei nostri familiari, colleghi di lavoro o vicini sul treno, deve tornare ad essere fondamentale nel nostro rapporto con gli altri :“Se le parole non nascono dal cuore, se non sono leggere e profonde, gentili e assorte, fragili e sincere, fanno del male, e fanno del male i gesti che non sanno testimoniare attenzione e partecipazione “ (Bergna, Parlarsi).
Ricominciamo a parlare e impariamo a non giudicare a priori, ascoltiamo anche le ragioni dell’altro.
Non possiamo che fare nostre le riflessioni del compianto Card. Carlo Maria Martini, che scriveva, sul ‘Consigliare nella Chiesa’ : “ a mio avviso, il consigliare nella Chiesa deve avere la comprensione amorevole della complessità della vita in genere e della vita ecclesiale in specie…Il consigliare non è un atto puramente intellettuale; è un atto misericordioso che tenta di guardare con amore l’estrema complessità delle situazioni umane concrete-parrocchie, decanati, chiesa, società civile, società economica”. E infine, un augurio di Buon Natale, nella pace e nel dialogo fraterno.
[Lettera firmata]
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